Lettura consigliata

Vi consigliamo la lettura dell’intervista di Roberto Mania a Emma Bonino, uscita il 14 aprile su La Repubblica. Molti dei punti toccati dall’ex Ministro ci trovano concordi e sono in linea con la politica in materia di sovranità alimentare.

Emma Bonino: è ora di cambiare la politica agricola comunitaria, basta con la vecchia ricetta degli aiuti

ROMA – “La politica agricola europea non solo è scandalosa, ma è diventata ormai insostenibile. Ogni vitello che nasce da noi riceve circa un paio di dollari al giorno di sussidio! Così non si può andare avanti. Non si può pensare che in altri paesi del mondo la gente accetti di morire di fame calma e tranquilla, senza ribellarsi”. La nuova crisi mondiale ha tante cause e tanti colpevoli, secondo Emma Bonino, ministro uscente per il Commercio estero e le Politiche europee. Ci sono l’impennata del prezzo del petrolio, l’aumento della domanda di prodotti alimentari, la crescita demografica. Ma ci sono anche la miopia e l’egoismo dei paesi ricchi.

Perchè va cambiata anche la politica agricola europea?
“La Pac (la politica agricola comunitaria), e lo dico da anni, assorbe circa il 50 per cento dei fondi Ue per sovvenzionare con la mano destra un’agricoltura europea in perdita, che fa concorrenza ai paesi in via di sviluppo che, poi, con la mano sinistra finanziamo attraverso accordi di associazione. Rivedere la politica agricola europea è davvero urgente. E l’Italia può giocare un ruolo da protagonista se solo si desse la forza per farlo”.

La Fao ha lanciato l’allarme: servono 500 milioni di dollari per l’emergenza per aiutare i paesi colpiti dalle carestie. Dal G7 di Washington è arrivata una forte preoccupazione perchè un miliardo di persone vive con un dollaro al giorno. I Grandi si sono detti pronti a intervenire. Le sembra credibile questa posizione quando in Europa, l’Italia, la Francia e la Gran Bretagna nel 2007 non hanno mantenuto gli impegni presi a favore dei paesi in via di sviluppo, riducendo i propri aiuti rispetto al Pil come ha denunciato il presidente della Commissione Barroso?

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma quella che abbiamo davanti è una crisi così ampia che ha poco a che vedere con la stantia routine degli aiuto allo sviluppo. Qui stiamo assistendo a una crisi planetaria di fronte alla quale l’agenda politica dovrà essere stravolta mettendo la questione in cima alla lista delle priorità da affrontare come comunità internazionale”.

Cosa pensa della proposta dell’Onu di una moratoria di cinque anni sulla produzione di biocarburanti che negli Stati Uniti sottraggono terreno coltivabile a mais?

“La moratoria da sola non può rappresentare la soluzione miracolistica, ma può essere utile se parte di un pacchetto di misure: ad una crisi causata da una serie di motivi occorre rispondere con una serie di soluzioni. D’altra parte mi pare che la situazione sia sufficientemente critica per motivare una serie di decisioni drastiche. Invece, continuando così, ignorando il problema, non può che spingerci verso il baratro. Ricorderà la battaglia di noi Radicali contro la fame nel mondo nella prima parte degli anni ’80. Ebbene, le conseguenze questa volta rischiano di essere ancora più devastanti perchè  in vent’anni la popolazione nei paesi più colpiti dalla penuria si è moltiplicata”.

L’India ha bloccato le esportazioni del riso. Come giudica questa decisione? Chi ne pagherà le conseguenze?

“Non dimentichiamoci che il riso basmati è l’alimento base in India. Il fatto che abbia raggiunto il prezzo di due euro al chilo lo mette fuori dalla portata della stragrande maggioranza dell’oltre un miliardo di abitanti. Mi sembra che quella decisione fosse obbligata, anche perchè  in India le capacità di processare e soprattutto di conservare i prodotti alimentari sono scarse. Chi pagherà? Credo che la domanda andrà rivolta al prossimo vertice di giugno della Fao a Roma e al G8 in Giappone”.

di ROBERTO MANIA