INTERVISTA A MALALAI JOYA SULL’AFGHANISTAN – da “Left”

Il presidente Hamid Karzai? “Un fantoccio senza vergogna”. Le elezioni? “Una farsa illegittima”. Le truppe straniere?”Che se ne vadano quanto prima”. Non usa mezzi termini Malalai Joya, membro della Wolesi Jirga, la camera dei deputati afghana, fino al 21 maggio 2007, quando è stata espulsa per aver paragonato il parlamento a uno zoo. Nonostante le minacce e le intimidazioni, continua a rivendicare un Afghanistan libero dai signori della guerra, dai talebani e dalle truppe straniere. L’abbiamo incontrata a Kabul, e con lei abbiamo parlato della situazione afghana.

Le cancellerie occidentali hanno salutato le elezioni presidenziali come un passo importante per la democratizzazione dell’Afghanistan. Per lei invece sono prive di legittimità. Perchè?

Perchè al potere in Afghanistan ci sono ancora signori della guerra, trafficanti di droga, criminali. Uomini con le mani sporche di sangue, che hanno deciso di indossare le vesti democratiche, ma che in passato, e spesso ancora oggi, non si sono comportati meglio dei talebani. Un processo elettorale all’insegna del /warlordism/, della corruzione, dei brogli, della violazione sistematica dei diritti umani e delle procedure democratiche non può essere considerato legittimo. Dalle nostre parti c’è un detto che suona così: “non importa chi vota, ma chi conta”. Le elezioni non sono altro che uno show organizzato dagli americani, con il quale sostituire Hamid Karzai, un fantoccio senza vergogna, con un nuovo fantoccio. Ma gli afghani non sono stupidi. Per questo dicono: “sella nuova ma asino vecchio”.

Anche con metodi poco “ortodossi”, Karzai cerca un secondo mandato. Come giudica la sua presidenza?

Il governo Karzai è stato uno dei più corrotti al mondo, e ha istituzionalizzato un sistema mafioso. Karzai è sceso a compromessi con delinquenti e signori della guerra, i vari Mohammed Qasim Fahim, Karim Khalili, Dostum, Ismael Khan, e oggi si dice pronto a negoziare con i talebani e con fascisti come Gulbuddin Hekmatyar. Grazie a lui questi signori della guerra, misogini e fondamentalisti, si sono rafforzati. Mentre l’Afghanistan continua a essere il centro mondiale della produzione della droga, di cui parte dei proventi vanno ai talebani. D’altronde non ? un segreto che anche il fratello di Karzai sia coinvolto. E agli americani fa comodo che la situazione rimanga instabile, cos? da giustificare a lungo la loro presenza nel paese e soddisfare i propri obiettivi strategici. L’Afghanistan ? stato occupato in nome dei diritti del popolo afghano, in particolare delle donne, ma oggi la situazione è ancora peggiore di quanto non fosse prima. E in molte regioni per le donne è un vero inferno.

Sia Karzai che il suo principale sfidante, Adbullah Abdullah, hanno detto che in caso di vittoria si adopereranno per un piano di “riconciliazione nazionale”, che includa anche i talebani. Come giudica quest’iniziativa?

Ogni persona dotata di buon senso sa che chi commette un crimine deve essere privato del potere, porgere le scuse a coloro che ha fatto soffrire, e poi andare davanti a un tribunale. Non è certo Karzai a poter decidere per il popolo afghano. E credo anzi che un giorno anche lui dovrà rendere conto del suo operato. Ma non possono deciderlo neanche le potenze straniere. Che devono ricordare che nessuna nazione può donare la libert? a un’altra. E che gli afghani non hanno mai accettato le occupazioni. I generali che dicono di voler rimanere in Afghanistan per altri 40 anni giocano con il destino della povera gente. E scordano le lezioni che abbiamo dato a inglesi e russi. Farebbero meglio a ricordarsene.

Intervista di Giuliano Battiston pubblicata su “Left” – 28 agosto 2009