ELEZIONI IN AFGHANISTAN, TRA BROGLI E VIOLENZE

Molto scetticismo ha accompagnato le elezioni afghane che si sono svolte sabato 18 settembre e il timore di brogli, soprusi e violenze che si temevano alla vigilia hanno avuto conferma. Gli osservatori internazionali confermano le mille difficoltà tra cui i cittadini si sono presentati alle urne, raccontano di “votanti” prezzolati di elezioni falsate fin dal principio.

Eppure i dati ufficiali per le elezioni dei 249 parlamentari della Wolesi Jirga, la camera bassa, dicono che nella giornata elettorale avrebbe votato il 40% degli aventi diritto, circa il 10% in più rispetto alle presidenziali del 2009. I candidati sono 2514 di cui 406 donne. Circa 60 i seggi garantiti per la rappresentanza femminile. I risultati finali sono attesi per il 30 ottobre prossimo e l’allarme è sempre molto alto e il timore che tutto questo non sia che una facciata e una parvenza di democrazia è molto radicato nelle molte associazioni della società civile che tenta di opporsi agli schieramenti esistenti.

Dal presidente Karzai all’Alleanza del Nord ai cosiddetti signori della guerra che -secondo molti – siedono in Parlamento con il beneplacito delle forza internazionali ma non con quello di gran parte della popolazione. A questo proposito, già qualche tempo fa, le rappresentanti di RAWA, l’associazione con cui COSPE lavora in Afghanistan da diversi anni su progetti legati ai diritti delle donne, si è pronunciata contraria alle elezioni, definendole “pagliacciata” perchè, si legge nel loro comunicato, “in Afghanistan il voto delle persone non conta nulla”.

Secondo RAWA molti in Afghanistan ne sono consapevoli per cui non interessa neppure andare a votare, inoltre “nelle zone rurali, a causa delle minacce dei talebani e dei signori della guerra, le persone sono troppo spaventate per andare a votare e non vogliono correre rischi per una cosa senza valore” e concludono dicendo che “Sebbene noi conosciamo alcune brave persone che pure si presenteranno alle elezioni, ma a cui non sarà consentito vincere, anche se prenderanno molti voti e potrebbero vincere, comunque rimarranno una ristretta minoranza e non avranno poteri; abbiamo avuto quest’esperienza con Malalai Joya, che si è espressa contro i signori della guerra in Parlamento ed è stata espulsa”. Paura, sfiducia e smarrimento, sono questi gli ingredienti di queste ennesime elezioni, di cui tutti aspettano il risultato nella speranza che si riescano a intravedere cambiamenti e spiragli per un futuro di pace, ma sulle quali sembra esserci già l’ipoteca di un altro fallimento. Della politica nazionale e delle forze internazionali.