‘QUESTA RIVOLUZIONE E’ ANCHE LA NOSTRA’

COSPE aderisce e diffonde l’appello della Tavola per la Pace ‘Questa “rivoluzione” è anche la nostra’.

Di fronte alla brutale repressione di molte manifestazioni in corso in Libia e in tanti paesi del mondo arabo, vi invitiamo a sottoscrivere e diffondere l’appello della Tavola della pace.
L’Appello contiene alcune prime importanti iniziative politiche e umanitarie che chiediamo all’Italia e all’Europa di attuare tempestivamente.

L’Appello contiene inoltre l’invito ad esporre la bandiera della pace al balcone di casa in segno di solidarietà con i giovani e i popoli in lotta per la dignità, i diritti umani, la libertà, la democrazia e lo stato di diritto nel mondo arabo.

Di seguito il testo dell’appello.

Ora basta.
Questa “rivoluzione”
  èanche la nostra!

Invitiamo tutti i cittadini ad esporre la bandiera della pace al balcone di casa in segno di solidariet? con i giovani e i popoli in lotta per la dignit?, i diritti umani, la libert?, la democrazia e lo stato di diritto nel mondo arabo.

“E’ indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l’uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l’oppressione,…” (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)

“Tutti hanno il diritto, individualmente e in associazione con altri, di promuovere e lottare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libert? fondamentali a livello nazionale e internazionale” (Dichiarazione Onu Difensori dei Diritti Umani)

Ora basta. Basta con il silenzio e le connivenze. Basta con il cinismo, con la stupidit?, la miopia, l’indifferenza.

L’Italia deve intervenire, senza ulteriori esitazioni, per fermare la brutale repressione delle manifestazioni in Libia e negli altri paesi del nord Africa e del Golfo. Allo stesso tempo l’Italia deve agire in seno all’Europa, al sistema delle Nazioni Unite e alle altre istituzioni internazionali democratiche all’insegna della ferma difesa dei diritti umani, del dovere di proteggere, di assistere e di accogliere le vittime della repressione. Le norme giuridiche non devono essere soltanto scritte ma effettivamente applicate.

Basta con i proclami ansiogeni da “stato di emergenza”. Basta con la diffusione di paure, paranoie, allarmi e minacce. Basta con il pessimismo e il catastrofismo politico.

Questa “rivoluzione” ? anche la nostra. Prima di tutto perch? ? pacifica e perch? crediamo nella globalizzazione dei diritti umani, della libert? e della democrazia. E ogni colpo assestato a regimi e dittature ? un passo nella giusta direzione. Secondo perch? noi (noi italiani ed europei) abbiamo tutto da guadagnare dal successo di queste storiche rivolte. Lo sviluppo civile, politico e sociale della sponda sud del Mediterraneo rappresenta una formidabile risorsa anche per lo sviluppo del nostro paese. Un’opportunit? unica, storica, che non possiamo permetterci di sprecare. Per questo noi non dobbiamo invocare stabilit?, ma cambiamento. Per questo, senza ulteriori indugi, dobbiamo essere concretamente al fianco di chi sta rischiando la vita per la libert?, la giustizia e la democrazia contro ogni forma di repressione.

Per questo l’Italia e l’Europa devono avere il coraggio di rompere con un passato fatto di sfruttamento, traffici leciti e illeciti, complicit? con re, monarchi e dittatori, ingiustizie, violazioni dei diritti umani e silenzi interessati. Ostinarsi a fare come si ? fatto sin’ora non ? solo ingiusto ma anche impraticabile, miope e fallimentare. Un grande errore strategico.

L’Italia e l’Europa devono avere il coraggio di guardare al futuro e mobilitare ogni risorsa disponibile a sostegno dei cambiamenti in corso. Oltre alla propaganda isterica sulla “minaccia islamica” e sull'”Occidente satanico”, oltre alla teoria dello scontro di civilt?, oltre alla vecchia logica delle armi e del muro contro muro, noi sappiamo che un altro futuro ? possibile. L’Italia e l’Europa devono dare avvio immediato ad un radicale ripensamento delle relazioni con i paesi del nordafrica e in particolare con quelli in via di democratizzazione. E devono investire, con creativit? e determinazione, per fare del Mediterraneo un vero mare della pace, della solidariet?, dell’incontro fertile tra persone e culture diverse, del dialogo tra le grandi religioni, della sicurezza comune e dello sviluppo umano per tutti.

Il nostro destino non sar? diverso da quello dei popoli del Mediterraneo. O ci impegniamo a progettare insieme delle condizioni di vita migliori per tutti o non ci sar? pace per nessuno.

Spetta a noi di investire sulla costruzione di un Mediterraneo che pu? diventare il cuore “dell’edificazione della storia nuova del mondo”(Giorgio La Pira).

Invitiamo tutti i cittadini, i gruppi, le associazioni, gli enti locali, le organizzazioni laiche e religiose, solidali con i giovani e i popoli in lotta per la dignit?, i diritti umani, la libert?, la democrazia e lo stato di diritto nel mondo arabo, preoccupati per la dura repressione che stanno subendo e indignati per l’inazione del governo italiano, favorevoli ad un pi? coerente impegno per la pace e i diritti umani, ad esporre da subito la bandiera della pace ai balconi delle case.

Chiediamo insieme:

1. una chiara e forte condanna di tutte le forme di repressione contro le manifestazioni pacifiche in corso;

2. l’immediato invio di osservatori internazionali (International Human Rights Monitors) e delle agenzie umanitarie nei paesi interessati dalle rivendicazioni dei diritti umani e delle libert? fondamentali da parte del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea;

3. il riconoscimento dei bisogni umanitari e del diritto all’accoglienza di tutti coloro che fuggono dalle violenze, dalle minacce e dalle altre violazioni dei diritti umani in atto nel mediterraneo;

4. il blocco della vendita delle armi e la sospensione di ogni forma di cooperazione militare con tutti i paesi che non rispettano il diritto di manifestare liberamente e pacificamente;

5. l’adozione tempestiva delle necessarie misure di assistenza umanitaria alle popolazioni sottoposte a deprivazioni dei diritti non soltanto civili e politici ma anche economici e sociali;

6. l’apertura di una inchiesta internazionale dell’Onu tesa a individuare, processare e punire i responsabili delle uccisioni e delle violenze contro i civili;

7. l’immediata convocazione dell’Assemblea Parlamentare Euromediterranea;

8. l’immediata definizione di un piano nazionale ed europeo di promozione della cooperazione e del dialogo tra la societ? civile, le organizzazioni e le culture, delle due sponde del Mediterraneo.

Facciamo appello alle organizzazioni e ai movimenti di societ? civile europea affinch? attivino tutti le iniziative di solidariet? e di pressione sui governi europei perch? finalmente si realizzi una autentica “Comunit? del Mediterraneo per la sicurezza e lo sviluppo umano”.

Facciamo appello agli enti locali e alle Regioni perch?, sull’esempio di Giorgio La Pira, diano vita ad una nuova stagione di diplomazia delle citt? basata sull’incontro, il dialogo, lo scambio e la cooperazione tra i popoli dell’Europa e del Mediterraneo.

Tavola della pace, Acli, Agesci, Arci, Cgil, Cisl, Articolo 21, Libera-Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Cipsi, Cnca, Udu-Unione degli Universitari, Emmaus Italia, Pax Christi, Volontari nel Mondo-Focsiv, Associazione per la pace, Legambiente, Beati i Costruttori di pace, Centro per la pace Forl?/Cesena, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Movimento Federalista Europeo, Flare, Terra del fuoco, Forum Trentino per la pace, Reds-Rete degli Studenti Medi (prime adesioni).

Le adesioni vanno inviate alla Tavola della Pace, via della viola 1 (06122) Perugia – Tel. 075/5736890 – fax 075/5739337 email segreteria@perlapace.it – www.perlapace.it