COSTA D’AVORIO: CONFLITTO DIMENTICATO. GLI SFOLLATI ARRIVANO IN GHANA

Da Beyin, Ghana, dove lavoriamo da anni, la nostra cooperante Tamara Soru ci racconta il dramma dei profughi della Costa d’Avorio, uno dei tanti conflitti dimenticati ma ancora in atto: dalle elezioni che si sono tenute nel novembre scorso infatti non si sono mai fermate le violenze tra le due diverse fazioni di sostenitori dei due candidati presidenti Gangbo e Ouattara. Questo ha causato migliaia di vittime e di sfollati. Fonti dell’Unione Europea dicono che attualmente sono circa 130000 le persone che cercano di raggiungere i paesi vicini (Ghana e Liberia.) Beyin si trova molto vicino al confine sud del Paese e in molti cercano di scappare via mare e raggiungere le prime città ghanesi. Ci sono anche molti bambini tra gli ivoriani che arrivano da queste parti e per questo il 2 di maggio prossimo COSPE organizza una giornata al Museo di Fort Apollonia in cui possano giocare con i loro coetanei del luogo.

Nonostante non si parli quasi più della Costa d’Avorio a livello internazionale, almeno da quanto posso vedere da qui, la situazione non si e’ certo pacificata, e sempre più gente sta arrivando in Ghana (immagino sia la stessa cosa per la Liberia, dove già gli Ivoriani emigravano). Le frontiere non sono state riaperte, quindi la gente adesso arriva in barca, e ogni giorno si assiste al triste spettacolo del loro passaggio. Passano vicine alla riva (150/200m), chiare abbastanza da poter vedere anche le tende montate su per ripararsi dal sole. E sono tante davvero. Cercano di sbarcare possibilmente a Cape Coast, a Takoradi se va bene, o prima se c’e qualche problema. Qualcuno e’ morto lungo il viaggio.

Il campo rifugiati di Ampain e’ sempre più pieno, le tende dell’UNHCR sono state montate attorno ad una struttura permanente costruita in questo periodo. I dati ufficiali dell’UNHCR parlavano circa un mese fa di 1700 rifugiati solo in quel campo, ma e’ probabile che siano di più, a vedere dal movimento di gente che si e’ creato li attorno, e che aumenta ogni giorno che passo davanti.

Si dice che alcuni Ivoriani stiano tentando di rientrare, ma in ogni caso, quello che la gente qui mi racconta dalle notizie diffuse dalla radio, le violenze in Costa d’Avorio sembrerebbero aumentate con il post-Gabgbè (il presidente deposto in favore di Outtara ndr). Pare che i ribelli di Ouattara adesso stiano cercando di far fuori i sostenitori di Gabgbè. Pare inoltre che la maggior parte degli Ivoriani che arrivano in Ghana siano a favore di Gabgbè, mentre quelli che vanno in Liberia sono pro-Ouattara. Infatti dal sud vengono in Ghana, e dal nord vanno in Liberia (certo e’ la vicinanza geografica, che riflette però quella etnica).

E’ difficile comunicare con la maggior parte degli ivoriani che sono nella zona di Beyin, a meno che non si conosca il francese. Non sono gli Nzema, (la popolazione locale la cui etnia è diffusa anche in Costa d’Avorio ndr), a tornare, ma gente che di Kengen, Beyin e dintorni, non aveva mai sentito parlare e che non aveva contatti.

Quelli che avevano un lavoro più stabile, sono qui con le famiglie e affittano case a prezzi elevatissimi per il mercato della zona. A Tikobo si sono verificati episodi di violenza tra etnie, mentre qui la situazione pare per il momento abbastanza pacifica. Gli Nzema, in particolare, si dicono orgogliosi di essere ospitali e le loro case sono strapiene. Dove vivo adesso, vogliono ospitare qualcuno in garage. Da un giorno all’altro la nostra coordinatrice si è vista le casa invasa e tutte le sue cose impacchettate: il suo padrone di casa ha subaffittato le stanze. Ho fatto conoscenza con un gruppo di donne arrivate senza compagni o mariti, ma solo con i bambini. Comunichiamo male, c’e solo una ragazza tra loro che parla inglese, una hostess della Air Ivoire. Si capisce la difficoltà, abbastanza diffusa, di esprimersi rispetto alla condizione del proprio Paese. “Vogliamo la pace”, e’ quello che si dice pi? spesso, piuttosto che condannare o sostenere l’uno o l’altro.

In allegato la locandina dell’evento del 2 maggio: “Il mare una risorsa, una minaccia”. L’evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione del Gruppo di amici di Nuoro a sostegno del Museo.