A CUBA: STORICO CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA

Si è appena concluso a L’Avana il VI Congresso politico del Partito Comunista di Cuba (Pcc), il primo da 14 anni a questa parte. Dopo due giorni di assemblea sono state approvate le proposte di riforme presentate da Raul Castro, presidente in carica dal 2008. ” Un aggiustamento del socialismo e non un passo verso il capitalismo – ha tenuto a sottolineare il leader cubano di fronte al fratello Fidel, presente al congresso insieme ad altri 1000 delegati. In quest’occasione lo storico “lider maximo” ha anche rassegnato le dimissioni dall’unica carica rimastagli, quella di Primo Segretario del partito che è passata direttamente al fratello Raul. Oltre alla elezione del Comitato Centrale del Partito i due giorni sono stati dedicati alla definizione delle linee di cambiamenti politici ed economici da mettere in atto in un percorso che, nelle parole di Raul, “prenderà almeno i prossimi 5 anni” e prevede: riconoscimento di investimenti stranieri, cooperative, piccoli contadini, usufruttuari, e i lavoratori autonomi ma anche il taglio di lavoratori statali, l’eliminazione graduale del libretto di razionamento e l’ampliamento dell’iniziativa privata.

Da Cuba la nostra cooperante Cecilia Rossi Romanelli che questa sera, mercoledì 20 aprile, alle ore 18.30 sarà in diretta su RADIO RAI 2

“Sono ormai almeno da tre anni che si prospetta un momento di cambiamento e di riforma, la cui definizione ha richiesto molto più tempo del previsto. Il Congresso, in questo senso, ha rappresentato il momento di chiusura e di ratificazione di un processo che ha tentato di identificare le nuove linee economiche e politiche del paese e la cui metodologia è stata sicuramente interessante da seguire: in una prima fase è stato svolto un lavoro preparatorio all’interno del Governo Centrale, e in una seconda fase la popolazione, circa 8 milioni di persone, ovvero la quasi totalità degli adulti aventi diritto al voto, sono state chiamate a partecipare ad assemblee di discussione (tra novembre 2010 e febbraio 2011) per proporre modifiche e integrazioni alla proposta iniziale, con un interessante esercizio di partecipazione, vissuto con più o meno scetticismo. E’ quindi questa proposta, rivista e corretta che si è potuta approvare nel Congresso, il 18 aprile, dopo due giorni di discussioni nelle Commissioni. Il prossimo passo sarà l’approvazione nella assemblea del “Poder Popular”, la trasformazione in legge, l’applicazione e il monitoraggio.

Nel discorso di chiusura il presidente oltre a ribadire la necessità del cambiamento e l’abolizione di privilegi, ha affermato che la maggiore difficoltà sarà data dal cambiamento di mentalità della popolazione, che per troppo tempo ha seguito dogmi obsoleti. Allo stesso tempo ha citato la necessità di ringiovanire e rinnovare periodicamente le cariche di governo e i quadri di direzione, che non devono rispondere a incarichi nel partito, ma a effettivi meriti. Ha chiarito che si tratta di un inizio di un processo, che durerà almeno 5 anni, e che dovrà essere aggiustato strada facendo. Per questo sono stati previsti strumenti appositi, come momenti di monitoraggio e incontro, già tra pochi mesi. Inutile dire che i cambiamenti proposti rimangono fortemente legati a uno Stato di carattere Socialista, che sarà garante dell?uguaglianza di opportunità e diritti e non di egualitarismo.

Tra gli aspetti interessanti: l’intenzione di dare maggiore autonomia ai territori, la diversificazione dell’impiego verso forme di cooperativismo, economia sociale ed alcuni investimenti privati, il pagamento delle tasse, la possibilità di fare compra-vendita di auto e edifici, per citarne alcuni, sebbene sia ancora difficile prevedere lo sviluppo di questa strategia e la capacità dei funzionari di livello intermedio di comprenderla e portarla a compimento.

Dal punto di vista del lavoro di una associazione come COSPE, che lavora in questo paese da più di 15 anni, questo processo non può essere seguito che con interesse e valutato in modo molto positivo, nella speranza che quanto discusso e approvato possa essere portato avanti, ma consapevoli che servirà costanza, apertura, formazione e un forte appoggio da parte della popolazione che per ora vive due sentimenti contrapposti: da una parte speranza e fiducia in un cambiamento che possa permettere una migliore qualità di vita pur conservando le politiche sociali che caratterizzano il paese in tema di educazione, salute, cultura, dall?altra si respira un certo scetticismo, da parte di chi ormai non crede che le cose possano cambiare, soprattutto per sfiducia nei livelli intermedi di governo e nei funzionari pubblici delle istituzioni nei territori.

Credo che sarà necessario tutto il 2011 e probabilmente parte del 2012 solo per iniziare a valutare quale può essere l’impatto delle decisioni prese oggi al Congresso. Vedremo invece nei prossimi giorni, attraverso la televisione e i giornali, le modalità di discussione delle “Linee nelle Commissioni del Congresso”, i dibattiti formali e informali tra la gente per la strada, e come poco a poco il “Documento” diventerà legge e capiremo se le leggi promulgate sapranno sostenere questo grande processo di rinnovamento.

Fidel, sebbene abbia ufficialmente rinunciato a tutti i suoi incarichi, è sempre presente nella vita quotidiana del paese, attraverso le sue “riflessioni” su fatti interni ed esterni, e che sempre verranno presi in considerazione finchè sarà in vita. Credo che il Congresso abbia anche voluto mostrare al mondo una forte unità rispetto alla sovranità del paese e alla chiara volontà di continuare a identificarsi come paese socialista, in cui devono cambiare alcune cose. A cominciare da subito: il saluto finale di Raul è stato infatti: “E’ finito il Congresso: adesso a lavorare!”