IN RICORDO DI MARIA TERESA BATTAGLINO

L’altra notte in un incidente stradale la nostra amica e socia Maria Teresa Battaglino ha perso la vita. Per tutti noi è una grande perdita umana e professionale. L’avevamo incontrata solo poche settimane fa ad una conferenza organizzata da COSPE a Firenze con l?attivista e scrittrice maliana, Aminata Traorà che quella sera interveniva su sovranità alimentare, democrazia, diritti. Maria Teresa la conosceva bene ma forse ? meglio dire che conosceva l’Africa e le sue intellettualità piùpreziose e provocatorie. Le ascoltava sempre con grande interesse ma senza mai quell?ossequio di chi ascolta senza davvero farlo. Maria Teresa chiamava quell?ossequio semplicemente razzismo.

Amava gli sguardi che rovesciano i punti di vista, che ti costringono a metterti in discussione , a ripensarti e ripensarci. E gli sguardi che provengono dal sud del mondo lei li assumeva tutti: crudi, arrabbiati, taglienti, non importava. Quella sera come sempre capitava, lei ascoltava, prendeva appunti e commentava a voce alta. Concordava con molte delle cose che diceva Aminata ma c’era sempre qualcosa che le suscitava dubbi o ragionamenti nuovi che voleva condividere: “Importante questa collaborazione di COSPE con Aminata. Bisognerebbe portarla avanti, praticamente”.

Praticamente. Era un avverbio che lei usava spesso. Perchè il pensiero da solo non basta. Perchè l’intellettualità anche se preziosa e provocatoria non è  sufficiente per modificare. La pratica, le pratiche delle donne, intendendo per pratica tutto ciò che sa mettere insieme pensiero e azione che modifica. Maria Teresa era una femminista che aveva come pratica politica l’assumere a tutti i costi il punto di vista delle donne più invisibili, più vulnerabili, con meno diritti senza però mai cadere nella trappola dell’assistenzialismo o del razzismo quello più subdolo.

Ogni donna è portatrice di saperi, visioni, pratiche. Assumere quel punto di vista in un’ottica di empowerment significava per lei rimettere al centro della discussione le asimmetrie tra donne e uomini e tra donne e donne. Lavorare con le donne migranti piuttosto che con le donne albanesi in Albania o algerine in Algeria era come toccare il nodo vivo dell’ingiustizia dei tanti patriarcati e delle tante e sempre più complesse asimmetrie anche tra donne. Dove è finita la nostra emancipazione occidentale” Forse nelle mani delle tante colf, badanti, babysitter straniere, migranti appunto” Se lo domandava Maria Teresa e nel porsi la domanda praticava e agiva quella contraddizione. Fu lei a portare avanti nel COSPE quel grande lavoro sul territorio toscano e emiliano romagnolo per promuovere un associazionismo di donne migranti che mettesse insieme diritti, reddito, rete sociale mostrando che il nord e sud del mondo sono intrecciati in una relazione complessa e tortuosa e tutti ne facciamo parte, individualmente e collettivamente.

Era curiosa di quello che le donne nei tanti sud del mondo dicevano e praticavano. Alcune di queste donne le invitò in Italia. Le chiamava maestre e voleva che andassimo a scuola da loro come atto simbolico di riconoscimento e di rottura degli stereotipi tra i tanti “noi” e “loro”. Economia della vita, diritti e qualità della vita, intraprendere sociale ed economico che scardina poteri e assetti, spazio pubblico di azione di sviluppo locale, sono solo alcune delle sue parole d?ordine che per chi le ha comprese e agite sono divenute poi progetti, percorsi, esperienze. Esperienze non sempre facili e non sempre scontate.

Avevamo ancora tanta strada insieme da fare, un’agenda piena di cose da discutere: come continuare a sostenere il centro donna di Scutari, l’organizzazione di un seminario al COSPE su sessismo e razzismo, quale progettualità con le donne nei paesi arabi dopo le primavere arabe. Dire che ci mancherà forse è fin troppo ovvio. Forse la verità è che ci sentiamo più soli e sole. Ma Maria Teresa diceva sempre che non esistono esperienze più importanti di altre, che la sola verità condivisibile è che occorre continuare a “praticare” innovazione, creatività e cambiamento senza stancarsi mai e senza aver paura di sbagliare ed essere criticate e che quel praticare lascia tracce al di là delle persone singole perchè solo le pratiche collettive riescono poi alla fine a scardinare. Scardinare, collettivamente. I personalismi non portano lontano “Le sue tracce sono tutte l? e vorremmo continuare a percorrerle per metterne altre accanto.
di Debora Angeli, amica e collaboratrice di Maria Teresa