PRIMAVERA ARABA, IN MAROCCO UNA RIVOLUZIONE A META’

C’è un paese del Mediterraneo rimasto refrattario al vento della primavera araba, il Marocco. Visti gli esiti incerti delle rivoluzioni del 2011 è probabile che lo rimanga. Eppure il 2012 sembra iniziato all’insegna delle proteste, anche tragiche, per il regno di Mohamed VI. Qualche giorno fa quattro disoccupati si sono dati fuoco a Rabat. Motivo: la grave mancanza di lavoro e le difficili condizioni economiche in cui versa gran parte della popolazione. Soccorsi in tempo è stato evitato il peggio.
Purtroppo, il gesto che ricorda l?inizio della rivolta tunisina un anno fa, non sembra avere la stessa forza nè dare il via a una vera primavera marocchina: “Tra la gente comune o tra quella più impegnata -dice Alberto Calderini in Marocco per COSPE- il gesto non ha suscitato indignazione, ma piuttosto dei sentimenti di pietà o di preoccupazione. Non ci sono state infatti proteste nelle altre città ed anche il “Movimento del 20 febbraio” non si è fatto sentire”. Ed aggiunge: “E’ maggiore l’eco sui media internazionali e sui social network ma sui media locali non ha avuto spazio”.

Le proteste del resto si sono svolte nello stesso setting che da anni ospita le manifestazioni di protesta dell’Associazione Nazionale dei Diplomati Disoccupati Marocchini (ANDCM), un’associazione nata a Casablanca nel 1991 che riunisce i disoccupati diplomati e laureati marocchini con l?obiettivo di integrare nella funzione pubblica questa massa di giovani disoccupati diplomati.

Quest’associazione – racconta Alberto – è attiva ed ha un ruolo di primo piano nel panorama delle proteste e delle rivendicazioni sociali in Marocco, aderisce ed è un membro attivo nel “Movimento del 20 febbraio”. All’interno dell’associazione ci sono molti gruppi diversificati che difendono diritti o interessi specifici per esempio i dottorandi o i disabili disoccupati, per citarne due tra i più attivi”. Da anni quest’associazione manifesta davanti al Parlamento per chiedere dei cambiamenti legislativi in modo che si aumenti l’accesso al lavoro pubblico per quella parte di popolazione giovane che, nonostante abbia i titoli ed il curriculum adeguato, non riesce a trovare un posto nel pubblico impiego, che spesso èdistribuito in modo clientelare. “Le proteste si sono intensificate – conclude – fino a diventare quasi quotidiane, dall’inizio della Primavera Araba e la settimana scorsa le proteste hanno raggiunto il massimo della rabbia e forse della tragedia quando quattro giovani uomini marocchini si sono dati fuoco durante un sit in di protesta. Ma la popolazione per ora non sembra essere disposta a scendere in piazza in gran numero contro il re e le sue moderate riforme”.