ELEZIONI IN SENEGAL: UN PAESE IN CERCA DI PRIMAVERA. Da Dakar il racconto di Amanda Azzali cooperante COSPE

A meno di un mese dalla vigilia del voto la situazione in Senegal è tutt’altro che tranquilla. Le prossime elezioni, previste per il 26 febbraio, hanno avuto una forte eco mediatica per la candidatura del cantante Youssou N’dour e per un clima politico molto acceso: la Corte Suprema ha infatti confermato la possibilità dell’attuale presidente Abdoulaye Wade, al suo secondo mandato, a ricandidarsi.

Decisione negativa invece per quanto riguarda Youssou N’Dour, non ammesso al voto insieme ad altri due candidati, perchè, secondo la Corte, non sarebbe possibile verificare la veridicità delle firme necessarie alla corsa alla presidenza. Agli esclusi adesso rimane il ricorso e poca speranza. In un clima già esasperato da tensioni sociali, tutto questo ha scatenato scontri e proteste, soprattutto nei quartieri più poveri Dakar: “C’è molta rabbia e un clima di grande attesa” racconta Amanda Azzali, cooperante in Senegal per COSPE che in questo Paese ? presente fin dal 1985: “In generale c’è una forte voglia di cambiamento dopo che l’attuale presidente Wade ha deluso molto le aspettative”.

Wade infatti, al potere dal 2000, arrivava alla guida del Senegal dopo 40 anni di governo socialista con Senghor e Diouf e si era presentato come figura di rottura con il passato: “Wade -racconta Amanda- si è legato al movimento giovanile di quegli anni e anche ai nuovi linguaggi, come ad esempio il rap. In zone metropolitane è stato candidato e supportato il new comer, quello che aveva studiato e vissuto in Francia. Aspettative poi però deluse, con Wade si è instaurato un sistema clientelare con cui da una parte ha fidelizzato le zone rurali e dall?altra si è inimicato le città. Nella banlieu di Pikine a Dakar ad esempio si susseguono manifestazioni e purtroppo ci sono stati anche dei morti”.

La protesta sta infatti assumendo contorni più accesi di quelli visti finora ed è inoltre resa più violenta dagli insuccessi calcistici del paese alla Coppa d’Africa: “Il malcontento per i risultati sportivi si ripercuote anche sul clima politico. In quest’ultimo periodo comunque è nato un movimento molto importante che si sta unendo attorno allo slogan Y’en a marre (Siamo stufi)” prosegue Amanda “raggruppa tantissimi giovani che chiedono una presa di responsabilità da parte della politica”. I giovani sono quelli che soffrono di più la difficile situazione economica del Paese che risente molto della recessione europea, “L’economia è bloccata -continua Amanda- in tanti sono senza lavoro e le piccole imprese rischiano la chiusura”.

Rimane inoltre in Senegal un grave problema di approvvigionamento energetico: interi quartieri restano regolarmente senza elettricit? per 2-3 giorni. Un problema che ha già portato a tensioni e scontri. Aumentati dal fatto che è il figlio di Wade a capo del Ministero dell?Energia. Con l?approssimarsi delle elezioni invece non manca mai l?’elettricità. ? una strategia elettorale e ce ne sono tante, sciocche e di stampo populista ma che funzionano: sono state istituite nuove giornate festive ed ? stato dimezzato il costo delle sigarette. Inoltre sono stati graziati alcuni oppositori politici: ?In questo momento politico si sta cercando di fare una sorta di appeasement -pacificazione- conclude Amanda “La campagna elettorale partir? ufficialmente agli inizi di febbraio subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale. E non mi stupirei se Wade fosse rieletto”.

LEGGI GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI DA DAKAR