Aminata Traorè. Il fallimento dell’Occidente

“Il modello occidentale è fallito”. L’intellettuale maliana Aminata Traorè, classe ‘47, sociologa, femminista, ex Ministro della Cultura ed attuale leader del “Forum per l’Altro Mali”, chiama l’Africa e gli africani ad alzare la testa. E la soluzione, ne è convinta, non sta nelle ricette di Banca Mondiale e Fmi. L’abbiamo incontrata durante un ciclo di conferenze organizzato da COSPE dal 10 al 15 ottobre. I suoi temi: sovranità alimentare, e non solo.

Lei dice che “l’Africa è vittima delle proprie ricchezze”. Un doloroso paradosso… — Ci hanno fatto credere che se l’Africa soffre di fame e di povertà è perchè se le merita o perchè è povera. Io dico che è un continente impoverito, saccheggiato. In realtà è chiaro che è l’Occidente ad aver bisogno delle nostre risorse, e, come sempre se le prende. Oggi i metodi sono molti e più sofisticati dello schiavismo e del colonialismo (corruzione, dumping, finanziarizzazione dei beni alimentari, land grabbing). Ma i risultati sono gli stessi: rappresentiamo risorse e manodopera a basso costo, utile a far funzionare la macchina occidentale. Il mondo è in mano alle multinazionali, gli stessi “potenti della terra”, Sarkozy, Obama, Cameron, lo sono. Le leggi sono dettate dalla Banca Mondiale, dall’Fmi; e l’Africa è strangolata dal debito pubblico e dall’azzeramento del mercato interno.

La sovranità alimentare può dare una risposta alternativa a questo modello? — Sì, in parte: gli investimenti devono andare verso le piccole produzioni locali, verso la salvaguardia dell’agricoltura familiare. Ogni popolo deve decidere che cosa produrre e che cosa consumare. Ed essere in grado di farlo. Invece in Africa siamo invasi dagli avanzi dell’Occidente, prodotti, non solo alimentari, che provengono da Europa, USA, Cina e che costano meno di quelli prodotti in Africa. Oltre che al crollo dell’economia questo porta anche a un depauperamento culturale enorme.

Che ruolo ha l’Europa con le sue politiche? — L’Europa vuole una cosa e il suo opposto: da una parte intende aiutare l’Africa con le politiche di sviluppo e poi pratica una politica agricola che viene fatta a detrimento dei contadini africani. Gli aiuti della Pac all’agricoltura europea sono da un lato un modello positivo anche per i contadini del Sud del mondo. Dall’altra, per come vengono messi in pratica, inquinano il mercato e rendono impossibile la concorrenza con le merci africane.

Cosa si augura dunque per il futuro? — Che gli Stati africani la smettano di seguire le ingiunzioni dei paesi occidentali che si traducono in piani a favore dei banchieri e delle grandi potenze, e consegnano le popolazioni, e in particolare i giovani, alla povertà, alla violenza e alla migrazione. L’assenza di un dibattito di fondo che dica la verità sulle conseguenze del sistema neoliberista nei confronti dell’agricoltura, dell’accesso al lavoro e della società rurale nuoce al processo di costruzione di una democrazia conforme alle ambizioni degli africani.

Da Babel di ottobre 2011