LETTERA APERTA SULLA PALESTINA AI CANDIDATI 2013

In vista delle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, COSPE aderisce alla lettera aperta rivolta ai candidati 2013, per una presa di posizione in merito ai provvedimenti da attuare per l’affermazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese.

COSPE da molti anni opera nei Territori Palestinesi Occupati per migliorare le condizioni delle donne, per promuovere i diritti dell'infanzia e per lo sviluppo di micro imprese e cooperativismo, attraverso la formazione professionale e il lavoro giovanile.
Leggi nel dettaglio i progetti COSPE in Palestina .

Qui di seguito il testo della lettera.

Lettera aperta ai candidati alle elezioni del 2013

Caro/a Candidato/a,

con le prossime elezioni si verranno a determinare i nostri indirizzi politici ed economici sia locali, che nazionali ed internazionali. Per quanto ci riguarda, prima di decidere chi e come votare, ? fondamentale sapere quale sia la posizione dei/lle possibili eletti/e, e quindi anche il Suo specifico impegno futuro, in merito ai provvedimenti da attuare per giungere all’affermazione dei diritti fondamentali e inalienabili del popolo palestinese.

Dal 1967 la popolazione della Cisgiordania e Gaza vive sotto occupazione militare israeliana. Un’occupazione illegale e condannata pi? volte da diverse risoluzioni delle Nazioni Unite. Oltre a queste, Israele ha violato e continua a violare altre risoluzioni Onu, tra cui quelle che riguardano la libert? di movimento, la costruzione illegale di colonie nei territori occupati e il muro, considerato illegale e da smantellare da parte del Tribunale Internazionale dell’ Aja, ma che invece continua inesorabile la sua strada, e come risposta al voto di riconoscimento dello Stato di Palestine come membro osservatore alle Nazioni Unite, mette in cantiere nuove colonie in modo particolare nella zona E1 nei pressi di Gerusalemme Est. Puntualmente violati dallo Stato di Israele sono poi vari articoli della Convenzione di Ginevra. Ma non vorremmo far qui l’elenco di tutte violazioni compiute da Israele, sono tutte rintracciabili, compresi i massacri compiuti verso la popolazione civile.

Ogni volta che si critica Israele si ? tacciati di antisemitismo, si usano la tragedia e l’orrore dell’Olocalusto per mettere a tacere i critici, compresi gli ebrei che vengono descritti come “ebrei che odiano gli ebrei?.
Noi che crediamo nel “mai pi??, non ci facciamo ricattare e speriamo che non lo faccia neppure Lei.

La sicurezza del popolo di Israele, cos? come la sicurezza per il popolo di Palestina, ? necessaria, ma si ottiene solo con la fine dell’occupazione militare israeliana ed il ripristino della legalit? internazionale. Al momento, ? evidente come non ci sia simmetria tra le due parti: un popolo ? occupato e disarmato, l’altro ha un esercito dei pi? potenti al mondo che, come abbiamo visto a Gaza, non si fa scrupolo di usare anche le armi al fosforo.

Caro/a Candidato/a, la soluzione giusta della questione israelo-palestinese dipende soprattutto da Lei, come da tutti e da tutte coloro che, come Lei, in Italia e in Europa, decideranno gli indirizzi politici e gli obiettivi futuri delle istituzioni locali e nazionali: solo se l’Italia e l’Europa sapranno e vorranno far proprie le richieste pressanti che provengono dal popolo palestinese e di fronte all’escalation di violenze e soprusi di Israele si assumeranno l’impegno di ripristinare e tutelare i diritti del popolo palestinese, ne potr? conseguire una pace durevole tra coloro che abitano quella terra sulla base del rispetto reciproco tra persone uguali.

Vorremmo davvero che Lei si assumesse la responsabilit? di mettere nella sua agenda l’impegno ad una definizione della questione palestinese, per fare in modo che Israele cessi la sua politica coloniale e di occupazione militare della Cisgiordania e di Gaza e il sostegno a tutte quelle forze, come ad esempio i Comitati Popolari per la resistenza nonviolenta che in Palestina e Israele lottano insieme per la libert?, i diritti e la dignit? di tutti e tutte.

Una sua risposta pubblica, che espliciti il suo impegno in tal senso, potrebbe dare speranza ad un sogno che vede nella giustizia, e non nella forza, il fondamento per la pace.