Quando Mandela mi dette la mano di Silvia Ricchieri

Il ricordo dell’incontro di Silvia Ricchieri tra le fondatrici di COSPE con Nelson Mandela, appena liberato. Attualmente Silvia è nostra cooperante in Swaziland, un piccolo regno all’interno del Sudafrica

Era il 1990 e stavo andando a Lusaka, in partenza dall’aeroporto Jan Smuts di Johannesburg, insieme a un gruppo di compagni e amici sudafricani, per lavorare insieme a chiudere i progetti comuni che ancora avevamo in Zambia, quelli con l’African National Congress.

Stremato dalle sanzioni, dai 5 anni di disobbedienza civile che indiceva continui scioperi dei lavoratori neri – nelle miniere, nelle grandi fabbriche che rifornivano tutta la regione, nelle aziende agricole, nelle scuole, negli ospedali dei bianchi e per i bianchi, nelle case dove servivano i bianchi, stremato anche l’esercito che sparava agli scioperanti, sempre più disertato – il Sud Africa bianco aveva finalmente liberato anche lui, Nelson Mandela, l’ultimo dei prigionieri politici di Robben Island, dopo Govan Mbekhi e Walter Sisulu. Ora si poteva dire che l’apartheid era finita. Come COSPE avemmo il privilegio di festeggiare questa liberazione sia a Lusaka che a Johannesburg, di viaggiare insieme ad amici e compagni che non avevano visto il loro paese per 20 o 30 anni, come il figlio di Govan, Thabo Mbekhi, secondo presidente del paese. Noi eravamo invece in Sud Africa dal 1986, realizzando progetti – nelle townships segregate, a Soweto, Alexandra e Khayelitsha, nei bantustans, Ndebeleland, Bopututswana, Transkei e Ciskei – insieme al Kagiso Trust, ONG del Fronte Democratico (United Democratic Front) che comprendeva le organizzazioni laiche e i sindacati.

All’aeroporto , che allora era piccolo e deserto (ora è grande e si chiama Oliver Tambo (presidente dell’ANC in esilio fino al 1990) per effetto delle sanzioni che saranno sollevate solo dopo qualche mese, i miei compagni di viaggio mi dissero “ti abbiamo riservato una sorpresaµ. Fu così che incontrai Mandela, a volte detto Madiba con il nome del suo clan. Si avvicinò e diede la mano a tutti noi e a me chiese che cosa avevamo fatto e stavamo facendo a Lusaka, e mi disse “grazie anche a voi ce l’abbiamo fattaµ. La sua mano e il suo sguardo mi diedero molta emozione.

Ma credo che nonostante tutto e nonostante il grande Mandela il Sud Africa non ce l’abbia ancora fatta del tutto, è ancora un Paese di grandi disparità, spesso oppressioni. Ma continuiamo a camminare insieme, perché : “possiamo cambiare il mondo e renderlo un posto migliore. È nelle nostre mani fare la differenza (“Long walk to freedom”, Nelson Mandela).

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