L’Italia dei CIE e delle politiche migratorie – Intervista a Cecile Kyenge

Cecile Kyenge a Firenze

Resta aperto in Italia il dibattito su migrazione e integrazione. Il deputato PD Khalid Chaouki è rinchiuso da ieri nel Centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa per protestare contro le condizioni in cui si trovano i migranti. Sui giornali la sua testimonianza delle prime ore trascorse a Lampedusa. Abbiamo incontrato la ministra Cecile Kyenge in occasione del seminario Rispetto e dignità no al razzismo e alla xenofobia, tenutosi pochi giorni prima della messa in onda del video che ha scioccato l’Europa. Riportiamo alcuni estratti  dell’intervista alla Ministra per l’integrazione, parole su cui riflettere.

 “Sono l’attimo che ha cambiato molte cose. Che la loro morte sia stimolo per lasciare ai nostri figli un’Italia che vede la diversità come un potenziale ed una ricchezza” dice la ministra all’integrazione Cecile Kyenge parlando di Samb Modou e Diop Mor i due ragazzi senegalesi uccisi in Piazza Dalmazia a Firenze, due anni fa.

La Kyenge è stata infatti ospite alla conferenza “Rispetto e dignità no al razzismo e alla xenofobia” organizzata dall’associazione dei senegalesi di Firenze e circondario con COSPE e molte altre associazioni cittadine lo scorso 13 dicembre, giorno della commemorazione. Ad accoglierla anche Enrico Rossi, il presidente della Regione Toscana che solo pochi giorni fa, in risposta alla tragedia di Prato in cui sono morti sette operai cinesi aveva proposto la cittadinanza a tutti coloro che lavorano in Italia. Una proposta che è stata ritenuta una provocazione da molti e che ha suscitato non poche polemiche.

La battaglia della ministra però va in questo senso e nel suo discorso ha ribadito più volte che fino alla fine del suo mandato il suo obiettivo sarà quello di battersi per la cittadinanza “ che non è solo questione di nazionalità, ma di diritti” e di vedere riconosciuto lo “ius soli”. “ Sono convinta – ha aggiunto – che questa sia la strada giusta e che leggi italiane siano da aggiornare. Finora esisteva lo “ius sanguinis” perché l’Italia era un Paese di migranti e questa legge garantiva la cittadinanza a chi tornava o ai loro figli. Adesso dobbiamo pensare a chi arriva. Cittadinanza vuol dire prima di tutto garantire uguali diritti a tutti”.

Un discorso accorato in cui la ministra ha ribadito l’importanza della diversità come fattore di arricchimento e sviluppo della nostra civiltà  e ha messo in rilevo il ruolo che l’Italia, porta dell’ Europa, può e deve avere. Sia recependo direttive dell’Unione già più avanzate sia influenzandone le nuove leggi e nuovi provvedimenti che vadano nell’ottica dell’accoglienza più che dell’emergenza e della difesa. A questo proposito ha ricordando la Dichiarazione  di Roma, firmata il 23 settembre scorso da ministri e ambasciatori di molteplici stati dell’Unione Europea Cecile Kyenge ha ribadito l’importanza dell’impegno trasversale di combattere e condannare ogni forma di razzismo, discriminazione e xenofobia.Le politiche di immigrazione devono portare avanti buone pratiche – ha concluso –  fare luce  su che cos’è la migrazione, far capire anche che le migrazioni non sono solo delinquenza e clandestinità come è stato fatto passare negli ultimi anni dai media”.  

Da Firenze arriva dunque un forte invito da parte della ministra  indirizzato ai differenti gradi della società e delle istituzioni ad avere maggiori professionalità e forza per far adottare una politica nazionale, europea che venga incontro a queste necessità, ed essere esempio anche sulla scena internazionale.

Un appello che viene rilanciato e amplificato dalla decisione del deputato Khalid Chaouki di provare sulla propria pelle l’esperienza vissuta da chi è costretto a restare nei CIE italiani. Un’iniziativa che, come COSPE, non possiamo che apprezzare a supportare.

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