Afghanistan: 10 anni di guerra – 10 anni di lavoro COSPE a fianco della società civile (ottobre 2001 – ottobre 2011)

A cosa e a chi è servito questo conflitto? Come vive la popolazione afghana oggi? Sono

davvero migliorate le condizioni di vita delle donne afghane?

 

COSPE e  CISDA
presentano

7 ottobre 2011 ore 21.15 

Circolo ARCI dell’isolotto (via Maccari, 104 Firenze)  

Il documentario “Un granello di sabbia” di Meena Nanji

 

Firenze, 6 ottobre 2011 – L’8 ottobre 2001, a seguito del tragico evento dell’11 settembre, gli USA e i loro alleati iniziano l’occupazione dell’Afghanistan con pesanti bombardamenti con il pretesto di “sconfiggere il terrorismo”, abbattere il regime dei talebani responsabili di aver sostenuto Bin Laden, riportare la democrazia, liberare le donne, ricostruire un paese già devastato da 20 anni di guerra. 

 

Dallo stesso anno COSPE ha iniziato a sostenere la società civile e le forze democratiche del Paese sostenendole e rafforzandole nella convinzione che la piena democrazia e il cambiamento possano essere raggiunti attraverso queste risorse.

 

A dieci anni dai primi bombardamenti in Afghanistan il bilancio è del resto drammatico: quarantatremila vittime tra civili, guerriglieri talebani, soldati afghani e soldati alleati. Quarantaquattro quelli italiani. Una spesa che si aggira sui 430 miliardi di dollari per gli Stati Uniti e di 25 miliardi di euro per l’Italia, un rifinanziamento previsto dal nostro Governo per il 2011 di circa 410 milioni di euro e 4350 truppe. Tutto questo a fronte dei 208, 4 milioni di euro stanziati in 10 anni dal governo italiano per la cooperazione civile, la metà di quelli promessi all’inizio del conflitto.

 

In Afghanistan intanto mancano case, scuole, ospedali e lavoro, la produzione di oppio è arrivata a circa il 96% del totale mondiale e  la condizione della donne è ancora drammatica: vittime di stupri, di matrimoni forzati, di  violenze fisiche e psicologiche. Più del 90% è analfabeta. La giustizia non funziona e in Parlamento siedono molti dei cosiddetti “signori della guerra” e membri dell’Alleanza del Nord, gruppo fondamentalista autore di crimini feroci durante la guerra civile del 1992-1996.   Sono questi alcuni dati che più di ogni altra valutazione raccontano l’insuccesso di un intervento militare in Afghanistan. Un paese già devastato da precedenti anni di guerra e di instabilità politica e dove il raggiungimento della democrazia può passare solo attraverso un lungo lavoro con la società civile, che nonostante tutto esiste ancora e che deve essere supportata e rafforzata.

Su questo fronte da 10 anni esatti lavora COSPE da sempre a fianco delle associazioni locali e in particolar modo con quelle femminili che si battono per i diritti delle donne, tra queste: RAWA (Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afgane), OPACW (Organizzazione per la Promozione delle capacità delle Donne Afghane) e HAWCA l’associazione femminile afghana specializzata nel settore della lotta e prevenzione alla violenza sulle donne. Insieme a loro  lavora alla gestione del “Centro di alfabetizzazione, formazione professionale ed educazione ai diritti” per la promozione di attività di alfabetizzazione rivolte alle rifugiate afghane nei campi profughe nato nel 2008 a Kabul.

Da sempre COSPE inoltre sostiene Malalai Joya, parlamentare afghana democratica espulsa dal parlamento per aver denunciato la presenza di criminali di guerra nel parlamento stesso) appoggiando le sue lotte per la giustizia e i diritti umani e dando visibilità ai temi per cui si batte.

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