Abolito il ‘reato di immigrazione’

Il 2 aprile 2014, la Camera ha approvato in via definitiva un testo di legge che delega al Governo a realizzare una depenalizzazione di alcuni reati fra i quali c’è il famigerato ‘reato di immigrazione clandestina’ voluto dalla Lega Nord e dal suo allora ministro degli Interni Roberto Maroni. Già a gennaio il Senato aveva discusso e approvato la stessa norma per cui ora diventa legge. L’effetto di questa depenalizzazione, nel caso specifico, è che viene abolito, seppur per via indiretta, il reato di immigrazione clandestina tanto caro alle varie destre dentro e fuori il Parlamento.

Il principio di delega prevede che debbano conservare rilievo penale i comportamenti che violano dei provvedimenti amministrativi adottati in materia d’immigrazione e l’ingresso senza preventiva autorizzazione, non viola nessun provvedimento amministrativo. In base a questa logica, resta penalmente rilevante il reingresso in violazione di un provvedimento di espulsione. In altre parole, una persona immigrata che viene espulsa per ingresso irregolare e che rientra in Italia prima che siano trascorsi i 5 anni previsti dalla legge e che non ha ottenuto la riabilitazione che riduce tale termine, sarà penalmente perseguibile.

Registriamo questo sviluppo positivo, il superamento del reato di immigrazione clandestina,  lungamente sollecitato e auspichiamo che il Parlamento prosegua nella direzione di riformare complessivamente la legge sull’immigrazione ed in particolare abolisca quei luoghi di non-diritto che sono i centri di detenzione amministrativa, burocraticamente chiamati centri di identificazione ed espulsione, CIE. 

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