Risposta alle accuse contro Alaa de Il Giornale

Alaa Abd El Fattah

Qui di seguito la risposta di Fabio Laurenzi, presidente COSPE, all’articolo scritto su Il Giornale a proposito di Alaa Abdel Fattah, il blogger icona della Primavera araba, ex collaboratore COSPE diventato lo scorso giugno socio onorario
Caro Direttore,

le scriviamo in merito all’articolo su Alaa Abdel Fatah uscito in prima pagina il 30 settembre: sorvolando  su considerazioni legate al tipo di giornalismo condotto sistematicamente dal vostro giornale, ci dispiace constatare che per mere questioni politiche interne e di propaganda contro “il blocco delle sinistre europee”, una persona come Alaa venga data strumentalmente in pasto alla opinione pubblica italiana senza tenere in conto né la sua vera storia né la portata di incitamento all’odio che articoli così possono suscitare. 

Alaa Abdel Fatah, che  è stato collaboratore della nostra associazione tra il 2004 e il 2007 su progetti relativi alla formazione e all’educazione “digitale” dei giovani, non è affatto noto come blogger antisemita, semmai è una figura di spicco internazionale  -premiato da “Reporters sans frontières” nel 2005, sostenuto e difeso da Amnesty International-  riconosciuto  per le sue tante battaglie per l’affermazione dei diritti umani, della giustizia sociale, dei valori della laicità e della libertà d’espressione.  A tutte queste cose,  Alaa, e gran parte della sua famiglia, ha dedicato la vita: suo padre Ahmad Seyef era noto avvocato per i diritti umani e direttore del Hesham Mubarak Law Center – è morto lo scorso 2 settembre mentre Alaa era ancora in carcere-, sua madre, Layla Suoeif, è docente di matematica all’università del Cairo oltre che essere un’attivista politica fondatrice del movimento “Kefaya”, sua sorella, Mona Seif, è anche lei una nota blogger militante ed è stata  arrestata più volte.

Alaa  è stato imprigionato o accusato sotto ogni tipo di governo che ha preso il potere in Egitto. Nel 2006, quando aveva solo 22 anni, è stato imprigionato dal governo Mubarak. Il Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF) lo ha imprigionato nel 2011. Morsi ha aperto una causa contro di lui nel 2013. Fino ad arrivare ad  oggi: condannato a 15 anni di carcere dall’attuale regime per aver infranto una legge liberticida contro la possibilità  di manifestare.  E’ uscito su cauzione  in precarie condizioni di salute e oggi, dopo 30 giorni di sciopero della fame,  si trova in ospedale.

Le frasi citate nell’articolo sono probabilmente estrapolazioni di discorsi mal tradotti dall’arabo e “regalate” a voi  da fonti non controllate,  ma di una cosa siamo contenti: questo articolo infamante e diffamatorio ci dà la possibilità di parlare di Alaa, della campagna per la sua liberazione #freealaa, della penosa situazione in cui versa la libertà di stampa in Egitto e la repressione verso attivisti come lui. Riconosciuti in tutto il mondo come  creatori di reti e costruttori di dialogo e di pace e non certo  per gli appelli di odio o fomentatori di violenza. 

Fabio Laurenzi – Presidente COSPE onlus

COSPE lavora in Egitto dal 1998 sui temi del diritto al lavoro, del commercio equo e solidale, dei  diritti delle donne e dei bambini, partecipazione civile, sostenibilità ambientale, patrimonio culturale. COSPE in Egitto.

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