Charlie Hebdo: uscire dalla gabbia

Copertina Charlie Hebdo - COSPE

Il pezzo di Gianluca Solera sull’attacco a Charlie Hebdo: Per tutti coloro che non conoscono la città di Parigi, è difficile immaginare la portata dell’atto delittuoso del 7 gennaio scorso, in cui degli uomini armati hanno ucciso a colpi di kalashnikov i vignettisti del giornale satirico Charlie Hebdo. Parigi è una città dove il cuore batte giorno e notte al ritmo di tutte le culture del mondo, una città mai addormentata e deserta, una città dove i profumi e i dialetti arabi fanno parte integrante di molti dei suoi quartieri. In breve, una città libera, che rende liberi, che sperimenta nel quotidiano la contaminazione tra l’aspirazione alla libertà dei suoi abitanti e la ricchezza delle culture che vi abitano.

Aver colpito in maniera criminale e brutale questo giornale significa aver messo in discussione l’identità di questa città. Immagino i miei amici musulmani che vivono a Parigi o in altre città europee soffrire per la gravità di quest’atto insopportabile, ignobile e sanguinario.

Dopo le famiglie delle vittime, toccate dalla violenza brutale di un cataclisma, subito dopo di loro, il mio pensiero è rivolto ai cittadini parigini di origine araba, ora rinchiusi in una gabbia diabolica che rischia di isolarli dai loro concittadini, rendendoli bersaglio di odio o fautori di vendetta. Sono i musulmani, soprattutto quelli di origine araba, che sono chiamati a pagare un prezzo enorme, e che sono obbligati a dimostrare di saper rompere le sbarre della gabbia in cui sono rinchiusi.

E noi, non-arabi e non-musulmani, abbiamo il dovere di rendere insignificanti gli sciacalli che parlano e scrivono di conflitto di civilizzazione, di terrorismo religioso, di battaglia tra Occidente ed Oriente, di dare la caccia agli immigrati, di fermare la costruzione di moschee, di varare delle leggi anti-terrorismo che limitino le libertà civili, ecc. Purtroppo sono tematiche che in questi giorni alcuni giornali e personaggi politici del mio paese, l’Italia, stanno cavalcando. Bisogna agire con intelligenza contro gli uni e gli altri, per evitare di ritrovarci, noi non-arabi e i non-musulmani, nella stessa gabbia. Soprattutto non bisogna tradire lo spirito di libertà e mescolanza di questa città straordinaria che è Parigi. Bisogna fare giustizia secondo il nostro codice penale e attraverso i nostri tribunali, punire i responsabili e le loro reti, e allo stesso tempo coltivare l’empatia. Sì, l’empatia.

Io stesso non sono un grande sostenitore della satira religiosa o di norme che vietano di portare il velo sul viso negli spazi pubblici (divieto imposto dalla legge francese) ma se la società francese si è dotata di questi strumenti per tentare di perseguire quella contaminazione tra l’aspirazione alla libertà e la ricchezza di culture che vi appartengono, secondo la tradizione repubblicana, allora, con quegli stessi strumenti bisogna interagire e mettersi in gioco. Senza uccidere. I morti di Charlie Hebdo non hanno una giustificazione possibile! Bisogna proteggere le libertà individuali e coltivare il senso di responsabilità verso gli altri. Sicuramente ora è necessario manifestare per la libertà d’espressione nelle piazze e lungo le strade delle nostre città, ma questo non è sufficiente: bisognerà praticare l’empatia nei nostri quartieri, fraternizzare, risocializzare all’interno degli ambienti in cui viviamo.

I non-musulmani e i non-arabi sono chiamati ad “accogliere tra le braccia” i loro vicini musulmani ed arabi, e quest’ultimi ad “aprire le loro braccia” affinché nella gabbia di cui parlavo non restino che gli assassini e i loro mandanti. Facendo questo bisogna allargare le nostre braccia alle altre vittime di un terrorismo ideologico primitivo che vieta alle persone di coltivare la propria aspirazione di libertà: il mio pensiero va immediatamente agli abitanti di Aleppo, una città martoriata da continue stragi provocate da un numero impressionante di barili di TNT fatti esplodere sui civili dal regime siriano.

Comunque, il motto della Repubblica francese è: “Liberté, Egalité, Fraternité” (Libertà, Uguaglianza, Fraternità).

Tra eguali, ed eguali dobbiamo restare, non c’è libertà senza fratellanza, e non c’è fratellanza senza libertà. È arrivato il momento di mettere in pratica questo motto con le nostre più nobili energie.

(Fonte immagine: Copertina ‘Charlie Hebdo’)

L’articolo originale su gianlucasolera.it

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