L’intervista a Moufida Missaoui: “Tuteliamo le donne anche con le parole”

La lotta alla violenza sulle donne è una battaglia globale, che supera i confini nazionali. A testimoniarlo è la bella storia di “Femmes Democrat”, un’associazione tunisina partner di COSPE che di questo importante tema ha fatto la sua ragione di vita. Moufida Missaoui, direttrice dei Centri Donna di “Femmes Democrat”, era a Firenze in occasione del convegno internazionale sul rapporto tra violenza di genere e mass media, ospitato sabato 31 gennaio a Palazzo Vecchio. L’abbiamo incontrata per farci raccontare qual è la situazione in Tunisia, e quali sono le battaglie che la sua associazione porta avanti nel Paese.

 

 Moufida, puoi raccontarci quali sono le vostre attività?

La nostra associazione gestisce una rete di centri anti violenza sulle donne: accogliamo donne tutti i giorni, fornendogli supporto medico e psicologico, ma anche assistenza legale, grazie ad amici dottori, psicologi e avvocati che ci aiutano. Abbiamo un approccio al problema “partecipativo”: parliamo con le vittime, e in base alle loro domande e richieste sviluppiamo i nostri programmi e le nostre strategie. Non ci limitiamo all’assistenza, lavoriamo per cambiamenti concreti all’interno della società, della mentalità e delle leggi in Tunisia.

 

 Qual è la situazione oggi in Tunisia? Ci sono stati progressi nella lotta alla violenza di genere?

Il vero obiettivo è armonizzare le leggi tunisine con la Costituzione, che in alcuni articoli riconosce e supporta esplicitamente i diritti delle donne e la loro tutela contro la violenza. Purtroppo ci sono leggi dello Stato che ancora oggi discriminano le donne: penso alla legge 227, che riconosce la violenza fisica sulle donne solo se ci sono prove fisiche evidenti. In generale la situazione in Tunisia sta peggiorando: non c’è sicurezza nelle città, anche a causa delle tante transizioni politico-sociali degli ultimi anni. E si sa che in queste fasi le prime vittime sono sempre le donne e i bambini.

 

 Avete anche realizzato un manuale destinato ai giornalisti, per insegnargli come trattare il tema violenza sulle donne: com’è nata l’idea?

I giornalisti ci chiamano ogni giorno, per avere storie e testimonianze da parte delle nostre ospiti, ma  abbiamo sempre rifiutato: quello che i mass media non capiscono è che per queste donne non è facile parlare della loro esperienza, mentre per i giornalisti sono solo storie sensazionali, per vendere qualche copia in più, spesso raccontate usando parole sbagliate, come “delitto d’onore” o “omicidio passionale”. Così abbiamo pensato di invitarli da noi, per  collaborare e realizzare una guida ad un corretto trattamento del tema nell’arena pubblica: “dieci comandamenti” per essere buoni giornalisti, e non semplicemente “vendere” un problema, o una storia. I mass media devono essere coscienti del proprio ruolo, ed aiutare a risolvere il problema, invece di aggravarlo.

 

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