Agricoltura, pesticidi e alternative possibili- la carta del territorio bolognese per “Expo dei popoli”

Due workshop (8 e 26 maggio) e una carta del territorio bolognese per raccontare quello che succede localmente sui temi dell’agricoltura e della sovranità alimentare e per fare proposte concrete che vengono dal basso e per sensibilizzare: cittadini distretti di economia solidale, associazioni di agricoltura biodinamica. E’ questo l’intento dei firmatari della carta “ Agricoltura industriale, pesticidi, salute pubblica e alternative possibili”, COSPE Onlus, Rete Ecosol Bologna, (Distretto di Economia Solidale). 

Dai workshop  e dai dati in possesso delle associazioni  è emerso che in città si rileva una crescente domanda di cibo e di cultura del biologico, un desiderio di “ritorno alla terra” con l’obiettivo della “sovranità alimentare”.  Bologna è tra le prime città in Italia infatti per numero orti urbani (20 insediamenti in città, per un numero superiore ai 2700 orti gestiti da anziani e famiglie) nati già negli anni ottanta. A partire da esperienze come gli orti comunitari (OrtTalon di Casalecchio di Reno), il crescente numero di GAS (gruppi d’acquisto solidale), i 5 mercati contadini settimanali di produttori locali gestiti dall’associazione CampiAperti, i mercati biologici di San Lazzaro in transizione, e una crescente domanda di cibo e cultura del biologico, è nato il bisogno di coniugare il desiderio di “ritorno alla terra” con l’obiettivo della “sovranità alimentare” in città. Nonostante questo, sul territorio Emiliano e Romagnolo è ancora molto elevato l’impiego dell’agricoltura industriale e l’uso di pesticidi.

La cancerogenità di alcuni pesticidi come il tetraclorvinfos, il paration, il malation e il diazinon e il glifosato – dice la carta – è stata rivelata dalla IARC, Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro,  nella sintesi di un report pubblicata su Lancet.  Tra i più accusati il  glifosate, l’erbicida più usato al mondo. La ricerca è stata attaccata dalla Monsanto così come in passato altri studi simili. I pesticidi sono alla base dell’agricoltura intesiva e questo è solo un altro tassello che dimostra  – si dice ancora nel documento – come questo modello ora  dominante sia insostenibile. Esistono diorettiveeuropee e un piano di azione nazioanle  (Direttiva 2009/128/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio e PAN DLgs. 14 agosto 2012)  n°150) che si prefigge “di guidare, garantire e monitorare un processo di cambiamento delle pratiche di utilizzo dei prodotti fitosanitari verso forme caratterizzate da maggiore compatibilità e sostenibilità ambientale e sanitaria, con particolare riferimento alle pratiche agronomiche per la prevenzione e/o la soppressione di organismi nocivi”.

Ma per passare dalle dichiarazioni di intenti ad azioni concrete  – prosegue la Carta – occorre creare una cultura diversa su questi temi :  tra i contributi citati per inziare ad agire e prendere coscienza delle problematiche legate all’uso dei pesticidi  l’ ISDE, l’Associazione dei Medici per l’Ambiente che ha prodotto un documento Position Paper su agricoltura e pesticidi: “uno strumento a disposizione di Istituzioni e cittadini per informare circa i rischi che l’esposizione cronica ai pesticidi comporta per la salute umana”. Tra le risposte elencate dal documento c’è la necessità, anzi urgenza di  “metterci insieme ad altri per essere più incisivi nelle scelte che una comunità può compiere e passare: Dal diritto di conoscere e dal dovere di indagare” ad un agire che consenta un maggior ben-essere di una collettività estesa quanto il territorio che si rende disponibile a sviluppare questa direzione”.

Inoltre si tratta di dire no! agli OGM e ai pesticidi ad essi collegati, informare io consumatore medio, promuovere un’informazione diffusa verso l’opinione pubblica e verso i produttori e le associazioni di categoria per promuovere percorsi  formativi sui prodotti naturali invece dei pesticidi.

Le lotte poi non sono mai isolate e anche le proteste con i TTIP vanno in questo senso, in fatti la sua approvazione  abbasserebbe gli standard qualitativi sulla sicurezza alimentare ai livelli degli Stati Uniti, dove la deregulation è imperante e le multinazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione praticamente dettano legge e questa legge tende a rispettare molto più i loro profitti che la salute dei consumatori.

Per ottenere tutto questo conclude la carta sarà anche necessario creare maggiore rapporto fra i consumatori e gli agricoltori con l’uso dei GAS (Gruppi di acquisto solidale), una formula di acquisto ma anche di acquisizione di consapevolezza e di capacità di scelta che privilegia il rapporto diretto fra produttore e consumatore e cooperative che praticano la community supported agricolture e un rapporto più stretto e più stabile tra produzione e consumo. Sul territorio bolognese esistono molte buone pratiche da cui partire:  tra questi: l’ associazione Campi aperti; Coop Arvaia (unica esperienza di Community supported agricolture); Podere S.Croce- Arca Biodinamica; Ecovillaggio Consolida; Rete dei Semi rurali; il Mercato della Terra Slow Food; il BioMercato di San Lazzaro; AIAB; la comunità di San Lazzaro in transizione; la comunità di Funo in transizione.

In allegato la carta completa.

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