Gli invisibili di Choucha

La cronaca della nostra responsabile Tunisia, Debora del Pistoia,  riguardo ai migranti arrestati a Tunisi e “deportati” alla frontiera con l’Algeria. A tutti loro era stato negato lo status di rifugiato dopo la chiusura del campo UNCHR a Choucha nel 2013. Ad oggi nessuna autorità , nè agenzia internazionale (compreso l’UNCHR) pare sapere niente della vicenda…

“Da lunedì 24 agosto dieci migranti ancora installati nel campo di Choucha, di nazionalità sudanese, nigeriana e keniota, sono state arrestate di fronte alla sede dell’Unione Europea nel quartiere Les Berges du Lac di Tunisi: stavano facendo un sit in per rivendicare il loro diritto di essere reinstallati in un paese terzo dopo aver ricevuto il diniego dello statuto di rifugiato dall’UNHCR ed essere rimasti in territorio tunisino illegalmente da ormai 4 anni. Si tratta di alcuni dei pochi migranti che ancora vivono nel campo di Choucha (meno di 60 ad oggi), in zona militare e limitrofa al posto di frontiera di Ras Jedir. Il campo di Choucha, allestito dall’UNHCR nei primi mesi del 2011 per accogliere i richiedenti asilo in fuga dal conflitto in Libia, è amministrativamente chiuso dal giugno del 2013. Alcune centinaia sono le persone “diniegate” dal sistema di protezione dell’UNHCR e che quindi si sono trasformate in migranti illegali sul territorio tunisino.  Ne avevamo parlato qui: http://osservatorioiraq.it/analisi/migrazione-e-asilo-ai-tempi-dell%E2%80%99esternalizzazione.

Dopo l’arresto tutte le persone presenti al sit in  sono state rinchiuse nel centro di detenzione di Wardhya, nella periferia di Tunisi, tecnicamente definito “centro di ricezione e orientamento per migranti”. Le condizioni di detenzione sono arbitrarie, nessuna convalida giudiziaria dell’arresto è stata rilevata né l’accesso ad un avvocato garantito. Il centro resta ad oggi inaccessibile alla maggioranza delle organizzazioni e avvocati tunisini, con l’eccezione di OIM, Croce Rossa Tunisina e UNHCR. 

Durante la detenzione sono stati minacciati di essere deportati nei loro paesi d’origine o, nel caso in cui non avessero la disponibilità economica per acquistare i voli (in Tunisia la procedura di espulsione prevede che sia l’espulso a coprire il costo del viaggio), di essere deportati nel deserto. 

Ad oggi, 1 settembre, nove delle dieci persone detenute da una settimana sono state prelevate dal centro e deportate alla frontiera con l’Algeria dalla Guardia Nazionale tunisina, dove sono state abbandonate al posto di frontiera di Feryana, nel Governatorato di Kasserine, e invitati ad attraversare la frontiera a piedi.

 Le autorità tunisine dicono di non essere informate dei fatti, mentre l’UNHCR nega ogni responsabilità nella vicenda. 

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