Diritto umano all’acqua in Europa: quando la società civile vince e non se ne accorge. Di Emilio Molinari

Anche il Parlamento europeo ha riconosciuto il diritto umano all’acqua, come l’ONU nel 2010. Sono indubbiamente ancora tanti i passi da fare ma non possiamo non vedere in questa risoluzione un passo importante e soprattutto un successo della cittadinanza europea che per la prima volta si è riconosciuta come tale e unita in una raccolta firme di dimensione sovrannazionale. Un successo che non pare essere sufficientemente valorizzato dalla stessa società civile che l’ha costruito e raggiunto. Su questo riflette Emilio Molinari, membro dell’Associazione Costituzione e Beni Comuni di Milano e del Comitato italiano Contratto Mondiale dell’Acqua, invitando i movimenti e il mondo delle associazioni a non cedere alla frustrazione e ad alzare sempre l’asticella nelle richieste e nelle proposte  ai potenti e alle istituzioni, perchè, dice, “ vincere si può”. Di seguito stralci del suo intervento scritto proprio per COSPE:

 

In questi giorni il Parlamento europeo ha votato una risoluzione sul diritto all’acqua che considero in controtendenza alle leggi del governo Renzi e sul piano internazionale al TTIP. Eppure non c’è stato nessun grido di vittoria. Viviamo tempi in cui sembra impossibile opporsi alla potenza dei poteri economici. Tempi nei quali la gente si sente schiacciata dall’enormità dei problemi e dalla forza da quel 1% che detta le regole. Tempi in cui si finisce con il non credere più alla possibilità di resistere. (…)

 Il Parlamento europeo ha votato la risoluzione sul diritto umano all’acqua e questo fatto non suscita alcun interesse nel mondo associativo, nella sinistra e nei media, nemmeno nel movimento dell’acqua, perché? Eppure la risoluzione parte da una direttiva ICE d’iniziativa popolare e da 1 milione e 900 mila firme di cittadini europei raccolte dalla rete europea dell’acqua tratta l’acqua potabile complessivamente nella sua universalità del diritto e nella sua narrazione di bene comune.

La risoluzione parlamentare accoglie moltissimi punti qualificanti del movimento europeo e mondiale dell’acqua: il diritto all’accesso e il dovere degli stati e dei governi a garantirne l’erogazione gratuita del minimo vitale e la progressività delle tariffe sulla base dei consumi; il divieto a sospendere l’erogazione a chiunque, con esplicito riferimento ai baraccati e agli immigrati; chiede anche che l’acqua venga tolta dalla trattativa sul TTIP e affida di nuovo un ruolo alle municipalità.

Certo è una risoluzione e non una direttiva, è un avvenimento istituzionale e come tale risente di mediazioni e compromessi (…) Ma ciò non toglie importanza all’avvenimento che non è solo un elemento di resistenza ma una vittoria sulla cultura dell’avversario (…) è la prima volta infatti che la volontà dei cittadini viene accolta, discussa e votata da una istituzione (pensiamo alla lunga sordità del parlamento italiano alla nostra legge di iniziativa popolare).

E passando ad un altro esempio:
il 4 Agosto il presidente di Expo, Giuseppe Sala e il Presidente di MM acquedotto milanese, Davide Corridore, hanno detto pubblicamente“A Milano l’Autority mondiale dell’acqua”. Ebbene anche in questo caso non c’è stata reazione, nemmeno dal movimento dell’acqua. Molto probabilmente si tratta dell’ennesima operazione di cosmesi da parte di istituzioni, nazionali ed internazionali ormai screditate e di personaggi che magari hanno ambizioni elettorali, ma so con certezza che la necessità di un organismo mondiale dell’acqua, pubblico e legittimo, e di un Protocollo mondiale che ne concretizzi il diritto universale, è una proposta nostra, delle reti dell’acqua del Contratto Mondiale sull’acqua e dall’associazionismo che opera nella solidarietà internazionale. Sta scritta nelle dichiarazioni dei movimenti ai Forum Sociali Mondiali di Caracas, Manaus, Tunisi e nei Forum Mondiali Alternativi dell’acqua di città del Messico, Istanbul, Marsiglia.

So che da 15 anni la “governance privata” del Forum Mondiale dell’acqua, presieduta da Suez e Veolia, rappresenta la resa dei governi e delle istituzioni internazionali agli interessi delle multinazionali.  So che diversamente da altre questioni come l’alimentazione, l’infanzia, la sanità ecc… non esiste nessuna agenzia o organismo dell’ONU e nessun Protocollo mondiale.  Perché allora non riprendere questa dichiarazione per incalzare le istituzioni e scoprire le loro carte?

E ancora. Dal marzo 2000 al marzo 2015 si sono verificati nel mondo 235 casi di rimunicipalizzazione dell’acqua in 37 Paesi diversi, per un totale di più di 100 milioni di persone; la maggioranza delle città sono in Francia (94) e negli USA (58, tra cui Atlanta e Houston); in Colombia Bogotà, in Argentina Santa Fè, Rosario, Mendoza, la provincia di Buenos Aires, in Guinea Conakry, in Uganda Kampala, in Mali Bamako, in Sud Africa Johannesburg, in Malesia Kuala Lumpur, ecc. Non sono forse queste vittorie di un movimento e di una narrazione alternativa allo stato di cose? Una autorità morale potente come il Papa ha dichiarato in una Enciclica che l’acqua non va privatizzata e monetizzata. Anche questa è una poderosa conquista.

Tutto ciò ci dice inequivocabilmente che quello dell’acqua è stato ed è il solo movimento di resistenza mondiale al pensiero unico liberista dominante. E’ questo un elemento che dovrebbe suscitare una grande riflessione (…) Ci dice che la cultura universalista ed evocativa della vita dell’acqua, il suo movimento mondiale, le sue lotte, la sua capacità di parlare a tutti e di confrontarsi con le istituzioni a tutti i livelli, ha scavato in profondità e riesce non solo a resistere ma a vincere o a costringere le istituzioni a parlare lo stesso nostro linguaggio. (…) Si può vincere. Nel tempo dello strapotere del liberismo e del suo dominio anche sulle menti, si può resistere, vincere e guardare a orizzonti ancora più ambiziosi.

La concretizzazione del diritto umano all’acqua attraverso un Protocollo mondiale delle nazioni e di una autorità che lo imponga diventa l’obiettivo di una lotta di lunga durata nella quale si fanno piccoli passi ma che ci avvicina a un obiettivo oggi credibile, sempre più credibile.

foto:iljournal

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