Finalmente libero – l’incredibile storia di Karim Traorè

L'incredibile storie di 'Refuge' gli artigiani del riciclo

 Dopo aver denunciato la storia di Karim Traoré siamo felici di annunciarvi che, dopo l’estenuante attesa di 96 ore nella zona di transito dell’aeroporto di Tunisi, Karim Traoré è stato finalmente liberato.

Karim Traorè, ivoriano, era bloccato da domenica nell’aeroporto internazionale di Tunisi. Senza poter rientrare e con il rischio di espulsione verso il paese da cui è scappato nel 2011.  Leggi l’articolo di Debora Del Pistoia nostra rappresentante paese in Tunisia.

Karim, a seguito di lunghe trattative con la polizia di frontiera e il segretario di Stato all’immigrazione e integrazione sociale, è riuscito finalmente a ricevere il permesso di entrare in territorio tunisino. Era stato costretto ad entrare in Tunisia come richiedente asilo nel 2011 allo scoppio della guerra in Libia, dopo essere in precedenza fuggito dalla Costa D’Avorio in piena crisi post-elettorale nel 2004. Si era istallato nel campo di Choucha gestito dall’UNHCR, al confine con la Libia, fino alla sua chiusura amministrativa nel 2013. Da quel momento sta tentando la regolarizzazione in Tunisia della sua situazione, accettando l’integrazione locale a seguito del rifiuto da parte dell’UNHCR della sua domanda d’asilo.
Nel frattempo è riuscito ad avviare un atelier di cucito artigianale con materiali di riciclo, che vanta ad oggi un seguito importante nel paese e all’estero.  In ottobre 2015, grazie alla collaborazione di varie organizzazioni presenti in Tunisia e di contatti all’estero, ottiene finalmente un visto Schengen per poter presentare i suoi prodotti artigianali della collezione a Parigi nell’ambito di un’esposizione. Uscito dal paese giovedì 26 novembre per un viaggio pianificato di tre giorni, viene poi bloccato all’aeroporto di Tunisi dalla polizia di frontiera domenica 29 novembre pomeriggio, rischiando l’espulsione verso il suo paese d’origine, la Costa D’Avorio. 

Ennesima vittima di un sistema perverso di discriminazione basato sul colore del passaporto. La sua lotta per la regolarizzazione e quella della sua attività economica continua in Tunisia, come quella di molti altri, spesso meno visibili ma altrettanto importanti, che subiscono il vuoto giuridico nella gestione dell’immigrazione e l’assenza di una legge che regoli l’asilo nel paese. Oltre alla rivendicazione del diritto di poter scegliere il paese dove vivere, cosciente che la frontiera Europa oggi inizia già nel Nord Africa, intrappolato nella logica dell’esternalizzazione delle politiche migratorie dell’Unione Europea.

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