Sempre più poveri e sempre più diseguali: cambiare si può, ora.

Sono stati pubblicati e diffusi in queste ultime settimane e giorni diversi studi e ricerche sulla distribuzione della ricchezza nel mondo. Tra numeri che oscillano e percentuali roboanti un dato emerge con forza: la povertà aumenta e le diseguaglianze pure. Le 80 persone più ricche al mondo controllano la stessa quantità di risorse del 50% più povero, pari a 3 miliardi e mezzo di persone. Lo 0,7% degli adulti al mondo, che equivale a 34 milioni di persone, vive con più di un miliardo l’anno e detiene il 45% della ricchezza globale.

Infografica squilibri COSPE

Infografica squilibri COSPE

Questi alcuni degli sconvolgenti dati emersi dalla ricerca “Global Wealth Data Book 2015” a cura del Credit Suisse Research Institute, attualmente il soggetto più accreditato per lo studio della ricchezza globale. L’analisi fotografa una situazione allarmante, e mette in luce come tale disuguaglianza si sia acuita in tempi recenti: mentre la crisi falcidiava la classe media mondiale, vero collante della società, e relegava le fasce più povere della società in condizioni d’indigenza sempre maggiori, quegli 80 miliardari sono riusciti ad accrescere del 50% la loro ricchezza. Il problema ci riguarda direttamente: se in Europa, nell’ “epoca d’oro” del welfare state tra il secondo dopoguerra e il 1970, vi era stata una redistribuzione della ricchezza, appena un anno fa l’OCSE rilevava come la distanza tra ricchi e poveri avesse toccato gli indici più alti degli ultimi 30 anni. Una crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza va di pari passo con una disuguaglianza di opportunità, che si traduce in una minore mobilità sociale. E’ questo uno dei meccanismi che permette a un sistema economico-finanziario basato sull’iniquità di autoalimentarsi. Ridurre tali disparità per attenuare i conflitti contemporanei e prevenire quelli futuri non è però una missione impossibile: politiche di redistribuzione della ricchezza, salario minimo mondiale, fiscalità progressiva, incentivi al microcredito e alle banche etiche sono solo alcune delle idee che potrebbero permetterci di contrastare il potere delle élite di super ricchi e restituire dignità alle democrazie attuali.

“Non ci sono più alibi al nostro egoismo e alla nostra pigrizia. E all’azione delle istituzioni, perché la speranza dei poveri non può essere solo nella benevolenza dei ricchi” afferma Avvenire oggi, commentando un rapporto analogo uscito in questi giorni. 

Combattere contro le diseguaglianze si può e si deve.

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