Le ragioni per dire Stop TTIP

A Roma, il prossimo 7 maggio, la società civile italiana prenderà parola con l’obiettivo di rompere il muro di omertà istituzionale che circonda il negoziato TTIP, il trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea che ha come ambizione primaria quella di azzerare i dazi (pochi) rimasti e di falciare molte delle regolamentazioni e degli standard che governano i mercati, le cosiddette “barriere non tariffarie”. Il tutto per assicurare, secondo fonti ufficiali, un aumento dello 0,48% di prodotto interno lordo (medio, quindi con un contributo molto variabile dai vari comparti economici) a partire dal 2027, quindi dopo un’implementazione di 10 anni, non da subito, considerando la conclusione dei negoziati e la ratifica del trattato al 2017, e solo nelle condizioni ottimali  che prevedono il 100% di tariffe tagliate e il 25% delle barriere non tariffarie eliminate.

Dati allarmanti, aggravati dalla recente pubblicazione da parte di Greenpeace Olanda di 248 pagine relative al dodicesimo e penultimo round negoziale tra Unione Europea e Stati Uniti. Il documento mette a nudo la posizione estremamente aggressiva delle pretese degli USA, e delle resistenze avanzate dalla controparte e rende ancora più evidente come l’approvazione del TTIP rappresenterebbe dunque il colpo finale alla nostra già debole democrazia, che in questo modo si piegherebbe definitivamente alla logica del profitto.

In verità le conseguenze della conclusione del trattato sarebbero molte e contraddittorie, come il fenomeno già analizzato (ma mai dichiarato) della  trade diversion, cioè del riorientamento dei flussi commerciali a trattato concluso: che porteranno a un rafforzamento degli scambi transatlantici, a tutto svantaggio di quelli intraeuropei con punte di diminuzione del -29% tra Italia e Germania. Per non parlare degli effetti di depressione che si avranno nei Paesi limitrofi, come nell’area del Maghreb, che vedranno una contrazione dei flussi commerciali e del loro reddito pro capite, come ha avuto modo di dimostrare un’interessante ricerca (dichiaratamente pro TTIP) della Bertelsmann Foundation.

Ma impatti pesanti si prevedono anche per la nostra agricoltura: un nuovo report redatto da Friend of the Earth Europe con il contributo dell’organizzazione italiana Fairwatch mostra come il TTIP possa essere una vera e propria minaccia per l’agricoltura europea. Lo studio, lanciato il 28 aprile, rivela come mentre il contributo dell’agricoltura europea potrebbe diminuire dello 0,8%, con conseguente perdita di posti di lavoro, quello statunitense aumenterebbe dell’1,9%. Una vera e propria ristrutturazione del mercato che avrebbe effetti anche sulla gestione del territorio e sulle caratteristiche del tessuto produttivo agricolo europeo e italiano.
Questi sono i motivi che hanno spinto COSPE a sostenere la campagna Stop TTIP Italia e a partecipare alla mobilitazione del 7 maggio: un’ulteriore tappa per la società civile per bloccare una volta per tutte trattati così rischiosi, troppo spesso costruiti a partire dall’interesse di pochi.

Per informazioni: https://stop-ttip-italia.net/7-maggio/
Sostieni la mobilitazione dal basso Stop TTIP: https://stop-ttip-italia.net/2016/04/19/nottip-7m-parte-la-raccolta-fondi