Salute e povertà: diseguaglianze che uccidono

Il 7 aprile è la Giornata mondiale della salute, una tematica di importanza cruciale le cui ripercussioni sono diffuse a livello globale, anche se spesso i danni maggiori si registrano nei paesi a basso reddito.

Nonostante il riconoscimento della salute come diritto fondamentale, sancito dalla Dichiarazione Internazionale dei Diritti Umani e recentemente ribadito con forza da papa Francesco, che ha sottolineato l’importanza di attivarsi affinché tale diritto sia reso effettivo, il rapporto tra povertà, basso reddito e malattie persiste e continua a mietere vittime innocenti. Da tempo infatti, numerosi studi condannano questo legame, come ribadito dal dossier Caritas “Salute negata. Epidemie, specchio delle disuguaglianze del mondo”, pubblicato nel mese di febbraio.

Numeri allarmanti, da cui emerge che il tasso di mortalità dovuta a malattie infettive è 40 volte superiore nei paesi a basso reddito, e come a morire siano soprattutto i più vulnerabili: nei paesi in via di sviluppo 40 decessi su 100 riguardano minori di 15 anni, nei paesi industrializzati il tasso è di 1 su 100.
Dati che gridano giustizia, e che denunciano come la reale causa di così alti tassi di diffusione di malattie infettive ed epidemie sia la miseria in cui parte della popolazione mondiale è costretta. La povertà, male che si potrebbe eliminare ma dal quale si preferisce distrarre lo sguardo, giacché l’eliminazione delle frange miserabili richiederebbe non provvedimenti di natura ordinaria o, all’opposto, di carattere emergenziale, ma un profondo ripensamento della società, ispirato da un nuovo indirizzo politico ed economico dotato di una visione strategica e lungimirante.

Sulla stessa linea di pensiero Gavino Maciocco, responsabile e coordinatore di Salute Internazionale, che intervistato ci ha dichiarato: “Ogni volta che si cerca di mettere in correlazione la condizione economica con le malattie, questo dato emerge ovunque, sia tra paesi differenti sia all’interno degli stessi. Si tratta dunque di un elemento indiscutibile e dimostra come per combattere le malattie, dobbiamo in primo luogo migliorare le condizioni di vita delle persone. Le azioni da intraprendere riguardano innanzitutto gli elementi di giustizia e di lotta alla povertà. E’ evidente che queste azioni riguarderebbero però delle scelte poco tecniche e molto politiche.”

COSPE lavora da anni su tema della salute, come nel caso del progetto “Health for all” in Tunisia, in collaborazione con PNUD, Ospedale Meyer e Regione Toscana, da cui stanno arrivando i primi importanti risultati. Tra questi la riduzione del 50% del tasso di infezioni ospedaliere, il miglioramento del servizio e l’arrivo di nuovi strumenti indispensabili a garantire un servizio sanitario adeguato e accessibile in particolare per le donne in gravidanza.

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