Pesticidi? No grazie.

 La primavera è il momento in cui normalmente vengono utilizzati in modo massiccio i pesticidi, veleni usati non solo in agricoltura ma anche in aree urbane. Ed è per questo che ogni anno, da undici anni, esiste la “Pesticide Action Week” (20-30 marzo), un’iniziativa che vuole promuovere alternative a questi prodotti dannosi per l’ambiente e per l’uomo.  A Bologna è stato presentato oggi (24 marzo 2016 ndr) un primo dossier sui pesticidi e il loro utilizzo in Emilia Romagna a cura di Legambiente.

“Urge un cambio forte nelle politiche sull’uso dei pesticidi in Emilia Romagna e nel bacino padano ed una veloce trasformazione a pratiche agricole meno impattanti”. E’ questo il messaggio che esce forte e chiaro dalla presentazione del dossier “Pesticidi in Emilia Romagna” a cui ha partecipato anche il vicepresidente del CONAPI nazionale Giorgio Baracani e il presidente di Legambiente Emilia Romagna Lorenzo Frattini.

I fitofarmaci, si legge nel dossier, sono sostanze spesso molto dannose anche per l’uomo, si ritrovano in modo generalizzato e spesso massiccio nelle acque superficiali della regione, con un numero elevato di sostanze contemporaneamente. Una situazione di pressione ambientale e sanitaria che si somma all’emergenza dell’inquinamento atmosferico, che analogamente caratterizza la Pianura Padana.

Un tema sulla cui importanza l’Unione Europea ha avviato politiche specifiche volte a tutelare gli ecosistemi e le acque e su cui l’Italia è ancora in ritardo. Lo testimonia il fatto che mancano purtroppo report aggiornati e sistematici, che descrivano la situazione dei pesticidi, soprattutto a livello locale: l’ultimo rapporto ISPRA (nazionale) si riferisce a dati relativi al 2012. Sul Glifosato, l’erbicida oggi al centro del dibattito nazionale ed europeo, manca addirittura il rilevamento della presenza nelle acque.

L’elaborazione effettuata sui dati 2014, disponibili sui siti regionali, conferma una situazione allarmante: si rintracciano presenze di pesticidi nella maggior parte dei campioni di acque superficiali analizzati, numerosi sono i superamenti dei limiti di legge e delle soglie cautelative, si riscontra la presenza di più principi attivi contemporaneamente (effetto cocktail). Fonte di ulteriore preoccupazione è anche il permanere di queste sostanze nell’ambiente a distanza di anni: l’analisi ha rilevato la presenza di sostanze, tra cui Atrazina e Duron, messe al bando da diversi anni. I dati più sconcertanti: 65 i diversi principi chimici rilevati nelle analisi;  l’ 80% è la percentuale dei punti monitorati che evidenziano la presenza di pesticidi, il 60% sono i prelievi in cui si riscontrano sostanze fitosanitarie (un dato in crescita rispetto al 2012).

I problemi maggiori sono localizzati nella zona del modenese e del ferrarese. I superamenti del limite di legge per quanto riguarda la media annua di concentrazione di pesticidi totali si riscontrano infatti nel bacino del Secchia (MO) e in quello della Burana navigabile (FE). Ulteriori anomalie si rilevano nel bacino Po di Volano (FE), nel bacino del Reno (BO-RA) e in quello dell’Uso (RN).

Anche in ambiente urbano occorre portare avanti la lotta all’uso dei pesticidi.  E’ del 2014 l’appello, rimasto inascoltato, del gruppo “Pesticidi No Grazie”, che comprendeva numerose associazioni dell’Emilia-Romagna, con il quale si chiedeva ai Comuni della regione di vietare l’impiego di qualsiasi prodotto fitosanitario e biocida nelle aree non agricole, e di affiancare a metodi di controllo biologico misure informative per prevenire gli effetti dannosi di un uso eccessivo e indiscriminato dei pesticidi.

L’appello viene dunque rinnovato: è necessario istituire un report annuale per tenere monitorata la condizione delle acque e l’uso agricolo dei pesticidi. Tale studio deve tenere conto del maggior numero possibile di sostanze pericolose per la salute, come ad esempio il Glifosato;  che le sostanze più dannose vengano bandite in agricoltura;  che si attuino politiche di riduzione dei pesticidi in aree urbane, arrivando alla completa eliminazione dei diserbanti e, infine, che l’agricoltura biologica e di qualità (che non usa la chimica anche senza il marchio bio) venga aiutata sia sul versante degli incentivi economici che su quello normativo, che garantendo ai cittadini una corretta informazione sui prodotti che acquistano e sulle caratteristiche delle diverse pratiche agricole.

Sul tema si può fare molto, sia a livello di Comuni con propri regolamenti, che a livello Regionale. Il Piano di Sviluppo Rurale è infatti il principale strumento finanziario in mano alla Regione. Uno strumento che secondo i dettami europei mette a disposizione fondi pubblici per supportare giustamente il mondo agricolo, ma al contempo per trasformarlo in settore che partecipa a risolvere i problemi ambientali ed evolve sempre più su pratiche sostenibili.

COSPE, che ha già aderito al Comitato veronese “Stop glifosate” e ha promosso insieme a Rete Ecosol Bologna e il Distretto di Economia Solidale, una carta del territorio bolognese sull’utilizzo dei pesticidi e i possibili usi alternativi, continua a lavorare su questo tema e sulla sensibilizzazione dei cittadini sui temi della sovranità alimentare e dell’agricoltura sostenibile.

Clicca qui per scaricare il Dossier integrale “Pesticidi in Emilia Romagna”