PER LE CITTA’ CHIEDIAMO UN PATTO DI SOLIDARIETA’ – comunicato congiunto COSPE – ARCI- FONDAZIONE MICHELUCCI

Nel momento in cui vengono proposti ?patti per la sicurezza? tra governo e amministrazioni comunali, presentati come rimedio al degrado delle citt?, chiediamo agli amministratori delle nostre citt? di non abdicare al loro ruolo di governo del territorio, di non rinunciare alle politiche inclusive e solidali che con fatica sono state costruite in collaborazione con tante associazioni, di continuare a perseguire una coesione sociale non fondata sull?esclusione delle figure pi? deboli e stigmatizzate.

Le nostre citt? non hanno bisogno di patti che interpretino la sicurezza esclusivamente in chiave di controllo e di criminalizzazione. La sfida da accettare ? piuttosto quella di mettere in campo politiche urbane, abitative, sociali, culturali in grado di assicurare solidariet?, partecipazione e diritti, con procedure democratiche adeguate alla diversit? delle popolazioni che vi sono presenti.

E? preoccupante la piatta adesione di organi di stampa e forze politiche del campo della sinistra alla campagna su ordine e sicurezza, ? preoccupante la volont? di contendere alla destra il primato dell?intransigenza verso i capri espiatori di turno.
E? preoccupante che si rinunci a contrastare con la forza di proposte e di politiche inclusive i proclami xenofobi e razzisti della destra che tenta di capitalizzare l?indubbia presenza di una fascia di cittadini ed elettori sensibili ai timori per la presenza di stranieri sul territorio.

E? l?effetto perverso delle recenti elezioni francesi che ha persuaso autorevoli rappresentanti di forze politiche e intellettuali di riferimento che si possa interpretare meglio ? o solo pi? facilmente ? l?inquieta societ? contemporanea assecondandone le ansie e le paure (del futuro precario, del lavoro che manca, delle protezioni sociali che diminuiscono, e forse anche dell?immigrazione) piuttosto che affrontandone le cause, pi? complesse e difficili da risolvere.

Il prezzo da pagare a questo nuovo realismo politico, incardinato sulla ?tolleranza zero?, ? la cancellazione di 15 anni di impegno, di vertenze, di politiche per la convivenza, di faticosi percorsi di inclusione di ormai milioni di immigrati, per uno sviluppo democratico e interculturale della societ? italiana.

Il primo frutto velenoso di questa campagna sono i ?patti per la sicurezza? che il Ministero dell?Interno sta stipulando con alcune grandi citt? italiane, in primis Roma e Milano. Infatti, tra le misure previste da questi patti, oltre a consueti strumenti di lotta al crimine come l?aumento dell?organico di polizia, figurano la delega ai prefetti per la localizzazione dei campi nomadi, e nientemeno che la delocalizzazione dei quartieri ?etnici?.

Cosa c?entrino i cinesi di via Paolo Sarpi a Milano, o di via Pistoiese a Prato o dell?Esquilino a Roma, con la lotta alla criminalit? nessuno lo ha spiegato; e in quale misura l?allontanamento dei campi nomadi dalle citt? verso improbabili campagne possa favorire l?inclusione dei Rom (o, se si vuole, il loro ?rispetto delle regole?), anche questo nessuno si azzarda a motivarlo.

Se ? vero che sicurezza e legalit? non sono n? di destra n? di sinistra, va detto con chiarezza che anche il razzismo non ? n? di destra n? di sinistra: ? razzismo e basta, e l?apartheid ? apartheid ovunque, anche nella nostra societ? democratica.

L?accreditamento di un nesso tra domanda di sicurezza e immigrazione, supportato dall?utilizzo di una (presunta) scientificit? di dati sulla devianza degli immigrati, ? giocato sull?effetto-annuncio piuttosto che su una attenta analisi delle cifre. Nessuno dei suoi propugnatori ha mai chiarito in cosa effettivamente consiste questo ?bisogno di sicurezza? e in che cosa questo trovi motivazioni nell?immigrazione: piuttosto questa campagna ha utilizzato in maniera enfatizzata alcuni piccoli o grandi episodi di cronaca, questioni differenti e spesso indipendenti tra loro, artificiosamente e forzosamente collegate, in un rapporto tra cause ed effetti che risponde non alla realt? ma ad una sua rappresentazione drammatizzata a fini politici e propagandistici.

Le citt? sono oggi la frontiera sulla quale si scaricano gli effetti dell?economia globalizzata, che le politiche degli stati non riescono efficacemente a intercettare e regolare. Sono lo spazio vissuto nel quale si rappresentano le contraddizioni che una volta dividevano il mondo ricco da quello povero, e che nelle grandi aree urbane devono trovare una forma di governo non autoritaria e non escludente.

Le citt? sono cerniere tra economia e societ?, tra culture e provenienze differenti; sono luoghi di incontro e di scontro. La costruzione dei modelli di convivenza non pu? avvenire al prezzo della condanna a un destino di emarginazione per individui e comunit? che vi hanno radicato le loro speranze.

Arci Toscana

Fondazione Michelucci