INCENDIO A PRATO: TESTIMONIANZA E RIFLESSIONI

In seguito ai tragici fatti avvenuti a Prato, con l'incendio divampato in una fabbrica tessile che ha portato alla morte di sette persone, riportiamo dal sito Prospettive (la testata realizzata da COSPE e ANSI nel progetto Media4us) un articolo-testimonianza scritto da Malia, giornalista e blogger di origine cinese, nata a Prato.

''Alla luce dell’ennesimo incendio di una ditta cinese chiedo a tutti i cinesi di riflettere attentamente sulle conseguenze di alcune loro scelte.

Ho saputo dell’incendio sul tg di mezzogiorno. Il tempo di pranzare e dalla redazione mi arriva una chiamata: «Malia, l’incendio al macrolotto di una fabbrica cinese, devi venire».

Arrivata sul luogo, il fuoco si era già estinto, il fumo dissolto, la gente no. Erano ancora lì tutti in attesa di scoprire quante le vittime e quanti i corpi ancora da trovare. Oltre la linea di sicurezza un uomo anziano dallo sguardo spaventato era accompagnato da un carabiniere, al loro fianco un giovane, forse il figlio.
In quel momento la distanza reale che mi separava dallo sguardo di quell’uomo si era come per un attimo dissolto. Ero lì davanti a lui e volevo aiutarlo.
Non ci ho pensato due secondi. Ho scavalcato la linea e mi sono diretta verso il signore.
«Che succede, tutto a posto?», ho chiesto ai due cinesi.
«Voglio vedere il corpo, quando posso vedere il corpo di mia moglie», domanda il signore 50enne.
«Il signore chiede quando può andare a riconoscere il corpo della moglie?» faccio io al carabiniere, che prontamente mi chiede di fare da interprete. (…)

Non scrivo per ottenere apprezzamenti, ma scrivo per lasciare delle verità. Così voglio, in questa occasione, sfatare il luogo comune dei datori di lavoro tiranni e sfruttatori e dei poveri operai: è una storia che non esiste ed è mai esistita. Questo episodio tragicamente lo dimostra. I due titolari di Wencheng erano datori di lavoro e operai allo stesso tempo. Lavoravano, mangiavano e dormivano insieme ai loro dipendenti, insieme sotto un unico capannone. Con loro c’era pure il figlio di sei anni ed è stato proprio lui a svegliare tutti.

IL CONTESTO: Nel mondo c’è crisi, in Italia c’è crisi, a Prato c’è crisi, tra le ditte del macrolotto c’è crisi e in questa fossa la ditta 'Teresa Moda' riusciva a galleggiare a stento fino a quel tragico mattino. In Cina una piccola azienda, una piccola impresa conta mille o addirittura 3mila operai. 'Teresa Moda' su quest’ottica non si sarebbe potuta classificare neanche come piccola impresa. Forse come ditta a gestione familiare: 11 persone che condividono ore di lavoro e stili di vita non formano una piccola impresa, ma un 'nucleo familiare'. Sembra banale, sembra una scusa. Ma è il valore della famiglia che lega le persone di origine cinese. Lo conferma la ricerca curata dai dei docenti dell’Università di Siena nel loro volume 'Fortunatamente vendo ai cinesi'.''
(…)

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