Appello per Karim, bloccato all’aeroporto di Tunisi da tre giorni.

Karim Traorè, ivoriano, da domenica è bloccato nell’aeroporto internazionale di Tunisi. Senza poter rientrare e con il rischio di espulsione verso il paese da cui è scappato nel 2011.   Ce ne parla Debora Del Pistoia nostra rappresentante paese in Tunisia.  Foto di Alessandro Vecchi (campo di Chouca). 

Karim Traoré fa parte del gruppo di persone che sono entrate in Tunisia allo scoppio della guerra in Libia nei primi mesi del 201. Insieme ad altri 3000-4000 richiedenti asilo e rifugiati di 22 nazionalità, è obbligato a raggiungere e a rifugiarsi nel campo di Choucha alla frontiera tra la Tunisia e la Libia, creato d’urgenza il 26 febbraio 2011 dall’UNHCR, unico organismo responsabile di esaminare le domande di asilo nel paese in assenza di una legge che lo regola.

 Dopo l’avvio del meccanismo di richiesta di protezione internazionale, la domanda di Karim viene rifiutata dall’UNHCR e lo stesso si ritrova presto tra le persone diniegate  ( persone a cui è stato negato lo status di rifugiato politico).

 Diventato suo malgrado un migrante economico – in base alla definizione corrente – Karim accetta l’opzione dell’integrazione locale e avvia le procedure per ottenere il permesso di soggiorno in Tunisia. Alla chiusura amministrativa del campo di Choucha da parte dell’UNHCR nel 2013, si ritrova di fronte all’assenza di quadro giuridico tunisino come molti altri richiedenti asilo.

Raggiunge poi Tunisi, dove fa partire il processo di regolarizzazione nel paese, rispondendo all’appello del Ministero degli Affari Sociali che richiedeva ai migranti dinieghi di “recarsi ai commissariati di polizia e della Guardia Nazionale per regolarizzare la situazione del loro soggiorno in Tunisia, in modo da poter beneficiare dei servizi pubblici” (Comunicato pubblicato il 18 luglio 2013 dalla Presidenza del Governo). Lascia quindi le sue impronte digitali al Ministero degli Affari Sociali per regolarizzare il suo caso e ottenere il permesso di soggiorno, il cui processo è ancora in corso, così come la procedura per il rilascio della patente commerciale per l’impresa sociale di cucito, che dal 2011 ha sviluppato informalmente con mezzi di fortuna e con la collaborazione di altri connazionali.

Karim è riuscito a reinventare la sua professione di sarto a partire dal recupero delle tele delle tende del campo di Choucha per produrne delle borse artigianali, con la partecipazione di svariate persone del campo stesso e ha finalmente aperto nel 2014 un piccolo atelier artigianale nella zona di Place Barcelone, a Tunisi, con tre macchine da cucire acquistate d’occasione. L’atelier “Refuge” attira da allora molti interessati nel paese e all’estero e gli ha dato la possibilità di tessere reti con l’Istituto Francese, la Maison de Migrations e di partecipare al Forum Gioventù nel 2015. 

La Maison des Droits et des Migrations gli offre quindi un supporto giuridico: durante sei mesi, un accompagnamento alle associazioni nella ricerca dei finanziamenti, del materiale e un atelier di cucito per portare avanti la loro attività. Sono oggi 7 le persone che lavorano in maniera continua nell’associazione “Refuge” e Karim, Yacoub e Silue Khalilou ricevono supporto anche da sarti e sarte tunisine per gli ordini consistenti.

 

In ottobre 2015, grazie alla collaborazione di varie organizzazioni presenti in Tunisia e di contatti all’estero, ottiene finalmente un visto Schengen per poter presentare i suoi prodotti artigianali della collezione a Parigi nell’ambito di un’esposizione. Uscito dal paese giovedì 26 novembre per un viaggio pianificato di tre giorni, viene poi bloccato all’aeroporto di Tunisi dalla polizia di frontiera domenica 29 novembre pomeriggio.

 

Da domenica si trova nella zona internazionale dell’aeroporto, senza ricevere cibo né informazioni rispetto alle ragioni che gli impediscono di rientrare. Grazie alla mobilitazione di un’avvocatessa della Maison des Droits et de Migrations, le autorità tunisine svelano che si esiste una disposizione di interdizione di accesso al territorio tunisino emessa contro di lui al momento della partenza, senza che l’interessato ne fosse però informato e altresì senza prove formali di supporto.

 

Karim rischia adesso di essere espulso nel suo paese d’origine, la Costa d’Avorio, che ha lasciato dal 2004 in piena crisi post-elettorale per ragioni politiche.

 

E’ importante ricordare che nessuna delle persone diniegate dal sistema d’asilo dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite hanno ad oggi ottenuto la documentazione necessaria per essere in situazione legale sul territorio e poter quindi lavorare, accedere a cure mediche e a servizi. Nonostante la nuova Costituzione Tunisina decreti nell’articolo 26 il diritto all’asilo e malgrado l’esistenza di una proposta di legge sull’asilo, bloccata in Parlamento, anche i migranti riconosciuti dall’UNHCR come “rifugiati” non godono di alcuno diritto nel paese, in assenza di un quadro giuridico chiaro.

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