COLPO DI STATO IN MALI – LE VOCI DI AMINATA TRAORE’ E CHARLOTTE SAMA

“Ce lo aspettavamo”, è il commento amaro di Aminata Traorè, raggiunta al telefono nel suo centro culturale di Bamako all?indomani delle notizie di golpe. Fuori, la quiete eccessiva, “Stiamo tutti chiusi in casa”, maschera la grande confusione politica del Paese: “Ancora sappiamo poco. Ieri i soldati armati in città sparavano per strada; stamattina i militari hanno annunciato che il Presidente è stato deposto; e da stasera è in vigore il coprifuoco“.

Aminata Traorè, insieme ad altri intellettuali maliani ed africani, aveva lanciato l’allarme da mesi; fin dallo scorso ottobre, in occasione della tournée in Italia con COSPE, aveva segnalato il pericolo rappresentato da centinaia di giovani maliani, costretti a fuggire dalla Libia devastata dalla guerra, e di ritorno al proprio Paese senza soldi, senza lavoro, senza prospettive: l’unica cosa che l’instabilità regionale sembrava offrire loro erano le armi. Depositi modernissimi e incustoditi, traffici a buon mercato. Nei mesi l inquietudine ha trovato conferma nell’ escalation di violenza nel nord Mali: un territorio vastissimo e desertico, caratterizzato da endemica insicurezza alimentare, tensioni etniche irrisolte fra i tuareg e i centri politici meridionali, traffici illeciti di ogni tipo (droga dalla Colombia, armi dalla Libia, migranti alla deriva dalla Nigeria, dal Ghana e dal Ciad), e il consolidamento progressivo di Al-Qaeda. L’arrivo delle armi e delle milizie migranti in rotta dal regime di Gheddafi sono stati la miccia di un contesto esplosivo.

Fino dal 17 gennaio scorso l’ esercito regolare del Mali, poco addestrato e ancor peggio pagato, ha subito continue e regolari perdite negli scontri coi ribelli. Molti hanno disertato, alcuni sono passati al nemico. E ieri il malcontento  è esploso. Il Ministro della Difesa, in visita a una guarnigione, è stato preso a sassate dai soldati esasperati, che in seguito si sono diretti è armati – verso il Palazzo presidenziale. Il Presidente Amadou Toumani Tour (soprannominato ATT), che subodorava da mesi la crisi incipiente, non si è fatto trovare, ed è ancora mistero sulla sua sorte. I soldati hanno allora preso il controllo della radio e televisione nazionale. Charlotte Sama, partner di AUCS e recentemente insieme a COSPE al Forum Alternativo Mondiale dell Acqua di Marsiglia, si trovava proprio da quelle parti: “Sono soldati giovani. Sparavano in aria, ci dicevano di tornare a casa. Ma io abito a 250 km da qui, e tutto è bloccato. Dove posso andare?”. Già, dove andare? Il conflitto nel nord del Mali ha già costretto all esodo 200.000 persone: la crisi umanitaria si somma alla grave crisi alimentare che attanaglia la regione. Nella zona dell ufficio del Niger, Charlotte si batte contro l accaparramento delle terre. “Il funzionario governativo, controparte del nostro sindacato, è stato arrestato dai ribelli”, dice Charlotte, “l’insicurezza è totale, non posso non temere anche per me”. ?Il Mali ha conosciuto la sua “primavera” 20 anni fa, liberandosi da una dittatura militare neo-coloniale e instaurando regime democratico che, fino a ieri, ? stata un modello in Africa occidentale. Le prossime elezioni erano previste il 29 aprile. Nel comunicato letto alla radio occupata, i militari hanno fatto sapere che non desiderano “confiscare il potere del popolo maliano”, e che intendono al più presto “aprire consultazioni con le forze vive del Paese per restituire l autorit? ai civili”. Intanto però le elezioni sono rinviate a data da destinarsi.