Cooperazione e politiche migratorie: l’intervista a Lia Quartapelle

Il nuovo disegno di legge sulla cooperazione internazionale è appena stato approvato dal Senato, adesso la palla passerà alla Camera per l’approvazione definitiva. Abbiamo chiesto a Lia Quartapelle, deputato in Commissione Affari Esteri e Coordinatrice dell’Intergruppo Cooperazione, cosa cambierà in concreto con le nuove norme. Un intervento legislativo particolarmente “delicato”, vista la materia in questione, soprattutto dal punto di vista del ruolo dei privati, che la nuova legge riconosce come attori della cooperazione internazionale.

Partiamo proprio da qui: la nuova legge vede l’inserimento dei privati come attori della cooperazione. Concord ha espresso alcune osservazioni a proposito di questa nuova tendenza presente all’interno del mondo no-profit, avallata anche dall’Unione Europea. In che modo il nuovo testo in discussione in Parlamento va a individuare il ruolo dei privati?

La nuova legge identitifca gli attori privati e i profit come attori della cooperaizone. Questo ha un vantaggio, perché secondo noi è meglio normare il loro intervento e inserirli in un quadro legislativo chiaro piuttosto che lasciarli liberi e non comprenderli in una nuova visione della cooperaizone. In ogni caso ci saranno garanzie specifiche: un emendamento del relatore, approvato alla Camera, esclude la possibilità che dinventino attori della cooperazione tutti gli enti privati che violano la legge 185 sul commercio delle armi; inoltre chiunque voglia fare cooperazione dovrà rispettare criteri internazionali sulla trasparenza, sull’eticità, sul lavoro ed in generale sulla cooperazione.

Quali le altre novità importanti contenute nel nuovo testo?

Partirei dal fatto che finalmente le associazioni e le organizzazioni di cittadini immigrati vengono riconosciuti come nuovi soggetti della cooperazione; questo ci sembra un passo in avanti importante, che va nella direzione di un maggior coinvolgimento dei migranti all’interno del tessuto sociale italiano, e che segue il nuovo approccio generale della legge: non esiste più un Nord e un Sud del Mondo, esiste una cooperazione tra pari. Non a caso non si parla più di aiuto, ma di cooperazione allo sviluppo.

A proposito di immigrazione: la situazione sbarchi si fa sempre più drammatica, anche per la mancanza di partner politici e istituzionali stabili dall’altra parte del Mediterraneo. Come può la politica italiana ed europea ovviare a questo fenomeno?

E’ vero, i contesti politici e sociali dei paesi da cui partono i cosiddetti “viaggi della speranza” sono in costante cambiamento, soggetti a continue instabilità politiche e sociali: questo ovviamente non ci aiuta nel trovare partner credibili, con cui instaurare rapporti di collaborazione duratura che impediscano tragedie come quelle a cui assistiamo. Questo, però, non deve scoraggiarci, ma anzi incentivare la ricerca del più ampio spettro di partner diversi. I paesi in questione, come l’Egitto o la Libia, hanno bisogno di una presenza forte della società civile, e questo può nascere solo se sussiste un rapporto stretto e proficuo con le società civili europee. Il nostro obiettivo deve essere il rafforzamento del tessuto sociale di questi paesi, solo così potremo incidere sulla radice del problema.

 

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