DAL MALI AMINATA TRAORE’ SCRIVE SUL COLPO DI STATO: CRONACA DI UNA RICOLONIZZAZIONE. Leggi il documento tradotto in esclusiva da COSPE

Pubblichiamo il documento scritto da Aminata Traorè, politica e intellettuale maliana e altri artisti e attivisti del Paese africano che ha appena vissuto un anomalo colpo di stato lo scorso 22 marzo. La lettura che dà questa parte dell’intellighenzia maliana lascia pochi margini di dubbio sulle responsabilità della cosiddetta “comunità internazionale” nel processo che Aminata definisce di “ricolonizzazione”. Un attacco duro a chi vuol vedere in questa sollevazione dell’esercito tracce di guerre tribali o lotte intestine. I firmatari nel documento enunciano anche una serie di punti grazie a cui il Mali può essere salvato: dare nuovo slancio al pensiero critico, pensare alla democratizzazione in termini di liberazione, Privilegiare la resistenza, il riarmo morale, la creatività politica solidarietà con i più deboli, a cominciare dalle donne, dai giovani e dalle popolazioni rurali, Crescere in lucidità e maturità politica, responsabilizzare le potenze occidentali rispetto al saccheggio in atto. In allegato il testo integrale tradotto da COSPE.

E’ ancora possibile salvare il Mali, il Sahel e il Sahara . Il Mali non è minacciato da un golpe militare che metterebbe in pericolo un processo democratico esemplare, bensì dall’esistenza di una democrazia corrotta e meramente formale, e dai giochi geopolitici, economici e strategici delle grandi potenze, ben al di là del controllo e anche solo della consapevolezza dei cittadini ordinari. La Francia getta la benzina sul fuoco della crisi maliana. Torna alla mente il progetto del 1957 dell’ex potenza coloniale, che prevedeva la creazione di una Organizzazione Comune delle Regioni del Sahara.

Per soccorrere davvero il Mali è indispensabile:

cogliere l’occasione di questo dramma nazionale per ridare nuovo slancio al pensiero critico e al coraggio politico. Credere che siamo un Paese libero e indipendente, che non ha bisogno d’altro che di dirigenti eletti a suffragio per progredire, è un’illusione vana, miope e suicida. Chi difende questa tesi è chi sta dalla parte dei vincenti dell’ordine iniquo e violento che regge il mondo, preoccupato dei propri interessi pi? che delle sorti del popolo maliano;

ripensare l’indispensabile democratizzazione del Mali nei termini di una seconda liberazione. Questa esigenza, che s’imponeva già sul piano politico, economico, monetario e culturale, ha ripreso oggi un significato prettamente territoriale. Il compito è immane, giacchè la posta in gioco è enorme e i rapporti di forza completamente asimmetrici.

Privilegiare la resistenza, il riarmo morale, la creatività politica e la solidarietà con i più deboli, a cominciare dalle donne, dai giovani e dalle popolazioni rurali. La tentazione di ricorrere alle armi, agli eserciti o ai milioni di dollari della CEDEAO rischia di spalancare la porta a una guerra asimmetrica infinita.

Crescere in lucidità e maturità politica. Comprendere che i Paesi “avanzati” che dettano legge in economia e in materia di democratizzazione hanno innanzitutto bisogno delle immense ricchezze del nostro continente, nascondendo la violenza del modello economico che perseguono su scala planetaria; riconoscere che mentre il Mali si impantana nella guerra al Nord e i maliani si chiedono come sopravvivere, prosegue indisturbato il saccheggio dell’oro, di cui il Paese è ricco, per il profitto esclusivo delle multinazionali. Dobbiamo essere perspicaci nell’analisi e audaci nella difesa degli interessi del nostro Paese, da non confondersi con i conti in banca di pochi individui legittimati da elezioni fraudolente.

Ricordare alle potenze occidentali che le politiche di assoggettamento e di saccheggio delle materie prime sono la causa dell’emigrazione “clandestina”, dell’integralismo religioso e degli attentati che chiamano terroristi. Concludiamo, alla luce di quanto detto, che i Capi di Stato della CEDEAO non hanno il diritto di ergersi a giudici della democrazia maliana, dal momento che sono essi stessi parti in gioco. L’unico giudizio legittimo è quello del popolo sovrano.

La gravità della situazione in Mali e in tutto il Sahel esige la convergenza delle lotte dei popoli aggrediti del Sud e del Nord, i cui dirigenti, che impartiscono lezioni di democrazia mentre preparano la prossima guerra, sentono di dover rispondere alle agenzie di rating più che ai loro elettori.

Bamako, 4 aprile 2012

FIRMATARI AMINATA D. TRAORE (ANIMATRICE DEL FORAM, SCRITTRICE) ; SEYDOU BADIAN KOUYAT? (SCRITTORE) ; ASSETOU FOUNE SAMAK? (INSEGNANTE) ; KARAMOKO BAMBA (MOVIMENTO NKO) ; ISMAEL DIABATA’ (PITTORE) ; DOUMBI FAKOLY (SCRITTORE) ; JEAN BOSCO KONAR? (STORICO) ; MAND? ALPHA DIARRA (SCRITTORE) ; MADANI KOUMARE’ (ECONOMISTA) ; BORIS BOUBACAR DIOP (SCRITTORE) ; ABDOULAYE NIANG (ECONOMISTA) ; BOUBACAR COULIBALY (CONTABILE) ; NDO CISS? (UNIVERSITA DI LETTERE) ; NATHALIE MDELA MOUNIER (SCRITTIRCE) ; AISSATA CISS? (COMUNICATRICE) ; MARIAM KANAKOMO (COMUNICATRICE) ; SAFI SY (EDUCATRICE) ; SYLVIE SANOGO (EDUCATRICE) ; HAOUA KEITA ; ABDOULAYE SANGARE (AVVOCATO)