DONNE A MOGADISCIO – IL LAVORO E LE SPERANZE DELLA SOMALI WOMEN AGENDA

In quello che è un lungo e difficile cammino verso la democrazia in Somalia, giocano un ruolo fondamentale le associazioni di donne della società civile (imprenditrici, insegnanti, infermiere) che si sono riunite nella rete SWA, Somali Women Agenda, piattaforma che riunisce 16 associazioni femminili e altre aderenti singole di tutte le regioni della Somalia e che disegna un vero e proprio programma di priorit?, strategie e azioni per il processo di pace e ricomposizione sociale.

COSPE, che lavora in Somalia dal 1997 in progetti di peacebuilding, dal 2007, assieme alla ONG IIDA, appoggia la costruzione ed il rafforzamento della rete SWA. Incontriamo alcune donne di SWA a Nairobi, in Kenya, città che hanno raggiunto dopo un lungo viaggio e mille difficoltà per il conseguimento del visto, date le crescenti tensioni fra i due stati.

Com’è la situazione in Somalia in questo momento?

La situazione è difficile, stanno distruggendo la quotidianità e minando la nostra vita democratica. C’è molta insicurezza ed instabilità, e le donne sono quelle che corrono i rischi più grandi: esci di casa al mattino e non sai se riuscirai a tornarci alla sera, ed il pericolo può arrivare da una granata, un bombardamento o dalla violenza di un miliziano. E’ una realtà difficile, che la gente di Mogadiscio sta affrontando con coraggio e determinazione.

In queste condizioni, qual è il vostro lavoro quotidiano come rete SWA?

In tutti questi anni, tutto quello che di buono c’è in Somalia l’ha fatto la società civile, e l’80 % della società civile somala è composta da donne. Fra le mille difficoltà, il movimento ha fatto notevoli passi avanti. L’idea di SWA è cercare di spingere l’agenda delle donne, a livello politico, nelle istituzioni locali, nel mondo del lavoro, cercando di rafforzare il ruolo delle donne in vari settori pubblici. Ad esempio, una sfida è quella di aumentare la presenza delle donne nelle forze armate, per cercare di arginare le violenze ed i saccheggi e garantire di pi? le donne durante i controlli personali.

Una delle battaglie piùimportanti in ambito di genere, è la lotta contro le mutazioni genitali femminili (MGF). A che punto siamo?

Il fenomeno è in netto calo, negli ultimi dieci anni abbiamo registrato un meno 40% delle donne che subiscono questa pratica. Ma l’obbiettivo è sradicarlo completamente. Stiamo lavorando affinchè venga prevista una legge che proibisca radicalmente le MGF: perchè non è una questione religiosa, essendo una pratica tradizionale molto antica, e molto pericolosa a livello sanitario, perchè in una situazione di conflitto e carestia il MGF può creare infezioni e rischi gravi per la salute delle donne.Ed anche in Occidente ci sono parecchi medici che praticano le MGF, e quindi chiediamo ai governi europei di vigilare e combattere più duramente questa battaglia con noi.

Non pensa mai di scappare dall’inferno della Somalia e ricostruirsi una vita altrove?

Spesso, ogni volta che esco di casa e sento sibilare una bomba o ogni volta che qualcuno mi racconta di un suo famigliare ucciso dalle milizie. Poi però penso alla mia famiglia, al diritto che ha di crescere nella propria terra, in una Somalia libera, democratica e pacifica.