DUE COLLABORATRICI EGIZIANE DEL COSPE FERMATE NEL CENTRO DI FIRENZE PERCHE’ INDOSSAVANO IL BURQA

Le lettere del cospe, lo strepitare dei giornali e il silenzio delle istituzioni.

Nel pomeriggio di giovedì 22 maggio 2008 a Firenze, due ragazze egiziane Mona e Leila Hafiz, che collaborano con il nel progetto di tutela e valorizzazione delle risorse naturali e archeologiche dell’ Oasi di Siwa, sono state fermate dalle forze dell’ordine durante una passeggiata al mercato di San Lorenzo perchè indossavano il burqa. La pattuglia di poliziotti dopo aver chiesto loro i documenti ma senza procedere all’identificazione, ha intimato alle ragazze di togliersi il velo e proseguire la passeggiata a volto scoperto: “perchè l’Italia è un paese libero” .

Con loro era presente anche Erica Boccasso, un’altra collaboratrice del ed alcuni connazionali delle ragazze, tra cui il padre. A niente è valso replicare che solo l’identificazione è legittima ma che non è vietato camminare in luoghi pubblici con il burqa. Le ragazze hanno proseguito a volto scoperto seguite a breve distanza dai poliziotti.

A seguito del trattamento, “intimidatorio e umiliante” – come è stato definito da Mona e Leila, riportiamo il testo della lettera che il ha inviato al Sindaco di Firenze Leonardo Domenici e al Presidente della Regione Claudio Martini. Un appello all’accoglienza e al rispetto dei diritti individuali che è caduto nel vuoto. Nessuna delle due istituzioni ha infatti risposto, nè ufficialmente nè ufficiosamente.

A seguire riportiamo anche la rassegna stampa sul dibattito che ne è scaturito. Un dibattito che poteva essere interessante e costruttivo ma che è stato subito piegato in modo strumentale alle ragioni dei mass media locali che hanno spostato l?attenzione su questioni come: legittimit? del velo, sicurezza nazionale e internazionale, e su una presunta quanto astratta fiorentinità.

Lettera del 23 maggio 08 al governatore della Regione Toscana e al sindaco di Firenze (20 KB)