EGITTO: DONNE IN LOTTA LONTANO DA TAHRIR

E’ notizia recente che il governo egiziano abbia riesumato il Consiglio Nazionale per le donne, istituzione che promuoverebbe i diritti e l’empowerment delle donne, e che, nata nel 2000 per volere dell’allora first lady Susanne mukarak, era ed è invisa tanto alle femministe che ai conservatori: poco rappresentativa secondo le prime e amorale dal punto di vista dei secondi.
A presiederlo la diplomatica e politica Mervat Tallawy e a gestirlo un board che, nonostante i proclami e nomine fantasma era stata inclusa a sua insaputa anche la nostra collaboratrice e attivista Asmaa Aly – non include nè giovani membri dei movimenti rivoluzionari. E mentre il Governo promuove queste dubbie iniziative a El Desamy, villaggio nel Governatorato di Giza alla periferia del Cairo, la battaglia per le donne dei comitati locali creatisi grazie al progetto COSPE di lotta alla povertà, si fa dura: le ultime notizie che arrivano dalla coordinatrice locale Gehan Razek, sono che lo sceicco locale nel discorso del venerdì nella moschea si è pronunciato contro i comitati e le donne che lo compongono dicendo che qui vi si imparano valori contrari alla religione: secondo lo sceicco attraverso l’insegnamento dei diritti umani in realtà si istiga le donne a divorziare dai loro mariti.

Un momento difficile per le tante donne che due o tre volte la settimana si ritrovano in un luogo pubblico come la sede della cda (istituzione locale preposta allo sviluppo locale fin dai tempi di Mubarak) per le loro attività di formazione e alfabetizzazione ma anche solo per incontrasi e discutere e impegnarsi insieme nella vita della comunità. Per molte di loro unico momento di riscatto da una vita segnata da matrimoni forzati e reclusione nella vita domestica.

Subito dopo la Rivoluzione del gennaio 2011 sembrava che le cose fossero migliorate. Che ci fosse più apertura e partecipazione alla vita politica anche per le donne – che infatti nel dicembre scorso sono andate al voto per la prima, consapevoli e dopo aver ascoltato i programmi elettorali dei vari partiti. Ma con la vittoria nel Governatorato di Giza dei salafiti, la parte islamica più conservatrice, e con il regime di insicurezza che l’attuale governo guidato da una Giunta militare, in carica dal febbraio del 2011, le cose invece stanno peggiorando. E le donne che del comitato e degli incontri e delle attività hanno fatto la loro piccola rivoluzione sono adesso oggetto di forti critiche: l’anatema dello sceicco è arrivato durante la diffusione di un questionario redatto dalle donne dei comitati e indirizzato a tutte le altre donne del villaggio che ancora non vi appartengono.

La contaminazione e la libertà spaventano chi detiene il potere in questi villaggi rurali e poveri. Ma le donne del comitato, Gehan in testa, non hanno per ora abbandonato le loro posizioni partecipando ai soliti incontri e rispondendo alle minacce e alle intimidazioni con la forza della loro determinazione. Sanno che ritrovarsi, imparare, parlare, reagire, è loro diritto. E difficilmente lo lasceranno andare. Più difficile capire se un?istituzione come il Consiglio Nazionale delle donne possa davvero diventare un punto di riferimento nel nuovo Egitto e se potrà realmente difendere e accogliere le istanze anche di tutte queste donne che lontano dai riflettori e dalla politica lottano ogni giorno anche solo per uscire di casa.

Vedi i progetti COSPE in Egitto