EGITTO: IL GIORNO DELLA RABBIA

Il giorno della rabbia è arrivato, anche in Egitto. Il vento al profumo di gelsomini che spira dalla Tunisia, era atteso anche in riva al Nilo. La protesta e la fuga del Presidente Ben Alì dal vicino Paese hanno dato speranza e gambe a tanti attivisti, oppositori del governo, comuni cittadini egiziani stanchi di vivere sotto quello che è stato definito eufemisticamente, un governo immobilista: trent’anni di potere per Hosni Mubarak e lo spauracchio di una successione familiare con il figlio Gamal come principale candidato. La misura era colma e l?occasione della “festa della Polizia”, la temuta e temibile polizia egiziana, è diventata la data catalizzatrice di speranze.

Negli ultimi giorni gli appelli che giravano su internet, sulle pagine face book (in particolare la pagina “We are all Khaled Said” in memoria di un ragazzo ucciso dalla polizia ad Alessandria www.facebook.com/elshaheeed ) e twitter lanciavano inviti, e promuovevano manifestazioni diffuse indicando luoghi-civetta per depistare la Sicurezza che controlla anche internet. Fino al giorno prima si contavano 85000 adesioni alla pagina degli organizzatori (dalle identità adeguatamente criptate) ma lo scetticismo era ancora alto anche tra gli attivisti più convinti.

La popolazione egiziana si è spesso dimostrata apatica e indifferente a raccogliere appelli di protesta lanciate dai pochi movimenti di opposizione, il Movimento del 6 aprile e Kifaya (“Basta!” in arabo) ma questa volta evidentemente la forza della cosiddetta rivolta dei gelsomini ha dato coraggio anche a chi spesso ha avuto timore. Circa 25000 le persone in piazza, nel centrale quartiere di Down Town, ma anche in molte altre città egiziane come Alessandria e Suez. E come scrive Asmaa, blogger e attivista indipendente: ” la manifestazione è andata oltre le aspettative, più di quanto i più ottimisti tra noi potevano immaginarsi. Gli egiziani ieri hanno scritto la storia, ma questo è solo l’inizio”.

Da ieri infatti le manifestazioni non sono concluse del tutto e nonostante il divieto esplicito del Governo ci sono continui focolai di proteste in tutta la capitale. Sono stati circa 400 gli arresti secondo gli organizzatori, 70 secondo i dati ufficiali. Centinaia sarebbero i feriti che si stanno facendo curare da amici e attivisti che si sono messi a disposizione, come Asmaa, senza andare all’ospedale dove rischiano di essere immediatamente trasferiti in carcere.

Già da ieri sera si moltiplicano inoltre le richieste di sostegno internazionale alla popolazione. Per ora solo il presidente Mubarak sembra incassare solidarietà dai vari governi amici come gli Stati Uniti e l’Italia. Entrambi impauriti dallo spettro del fondamentalismo islamico che Mubarak agita di fronte all’Occidente e che viene additato come unica possibile alternativa al suo Governo.
Intanto, nonostante i divieti e nonostante facebook e twitter siano stati oscurati in Egitto, sulla pagina www.facebook.com/elshaheeed trovate informazioni aggiornate, commenti e il racconto in presa diretta di tanti partecipanti agli scontri e alle nuove manifestazioni.

COSPE seguirà lo sviluppo della vicenda grazie ad aggiornamenti dalla nostra sede a Il Cairo.

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