EGITTO NEWS

Al cairo cè il coprifuoco, ma le persone sono ancora in piazza. Il conto dei morti e dei feriti cambia a seconda delle fonti ma quele più accreditate come Al Jazeera dicono che almeno 100 sono le persone rimaste uccise negli scontri. La rabbia non si placa anche se il Governo sta facendo grandi manovre per una parvenza di cambiamento. Nessuno ci crede e le proteste vanno avanti. a seguire la testimonianza di Silvia Ricchieri, responsabile per l’Egitto di COSPE, asserragliata nella casa di Zamaleck, quartiere centrale del Cairo.

Sono chiusa in casa da venerdì mattina, dopo che l’Ambasciata ci ha chiesto di non muoverci. Dalla mezzanotte di giovedì siamo praticamente rimasti isolati. I cellulari egiziani non funzionavano – e ancora non funzionano- internet è bloccato. La sensazione di essere isolati è terribile. Non sapere cosa succede fuori, a i nostri colleghi e amici che sono scesi a manifestare, è angosciante. Le notizie le vedo in tv sintonizzata su Al Jazeera, ma anche il loro segnale arriva disturbato. Per fortuna il mio appartamento è al 23 esimo piano di una torre che guarda il Nilo e molte cose le vedo direttamente affacciandomi alla finestra: anche a Zamaleck quartiere dove vivo, e normalmente non coinvolto dalla manifestazioni, si sono svolti molti cortei in questi due giorni. Da qui vedo bene il lungo Nilo e sull’altra sponda rispetto a Zamaleck ho visto bruciare ieri un ristorante e oggi un supermercato. Credo che siano stati i candelotti di lacrimogeni , le centinaia di lacrimogeni, che ieri la Polizia lanciava contro i manifestanti insieme ai proiettili di gomma.

Davanti a me oggi c’è una cappa grigia che non permette di vedere molto. Non si capisce se è nebbia o fumo. E’ davvero una guerra civile o almeno questa è la sensazione. Da ieri sera c’è anche il coprifuoco ma chissà le persone per strada lo sanno. Per fortuna stamani una delle nostre collaboratrici Asmaa, è riuscita a contattarmi. So che sta bene anche se dice di aver visto morire 5 persone in Piazza Tahir e stanotte ha dormito per strada facendo turni nel comitato di difesa che si è auto costituito per proteggere il museo egizio dai vandali che hanno approfittato del caos. Vivo e lavoro qui con la ong COSPE da due anni, lavoriamo nei quartieri periferici di questa immensa metropoli con progetti incentrati sui diritti e spesso abbiamo avvertito la rabbia delle persone, dei più poveri,sapevamo che la rabbia covava, ma fino a oggi non potevamo immaginare che la protesta avrebbe avuto queste dimensioni che sarebbe stata una vera Rivoluzione.

L’Egitto sembrava un paese che sembrava cauto e timoroso per fare passi così grandi. Sicuramente le vicende della Tunisia hanno influito molto. Il 25 lo slogan della piazza era “Se l’hanno fatto i tunisini lo possiamo fare anche noi”. L’evento più eclatante che ci aspettavamo quest’anno erano le elezioni previste per novembre, adesso invece aspettiamo le ultime mosse di Mubarak, il cui discorso di ieri è stato ben al di sotto delle aspettative, dell’Esercito ma anche degli Stati Uniti e della Comunità internazionale l’Egitto, è un pedina molto importante nello scenario mediorientale.

almasryalyoum.com
http://6aprilmove.blogspot.com
www.shorouknews.com
Al Jazeera Live
We are all Khaled Said