Egitto: raid al Centro per i diritti umani. “Situazione intollerabile” per gli attivisti

Attacco al Centro per i Diritti Economici e Sociali (Fonte: ECESR)

Sono entrati intorno alle 23.00 di mercoledì 18 dicembre. Erano circa una trentina, vestivano abiti civili ma erano armati. Hanno cominciato perquisire il Centro e poi hanno cominciato a picchiare e a interrogare alcuni degli attivisti che lavorano qui”. A parlare durante la conferenza che si è svolta il giorno successivo nella sede dell’Egyptian Center for Economic and Social Rights (ECESR) è l’avvocato Mahmud Bilal.  

Il famoso Centro ha sede nel quartiere centrale di Down Town non lontano da quella piazza Tahrir che, ormai presidiata da carri armati dell’Esercito, è tornata ad essere una grande rotonda per il traffico. Gli uomini delle Forze Armate hanno messo a soqquadro le stanze e preso computer, documenti e cellulari. L’avvocato Bilal, presente all’irruzione è stato tratto in arresto insieme a cinque volontari e rilasciato solo ieri dopo 12 ore e una notte trascorsa bendato in un luogo sconosciuto: “Ci hanno bendato, ammanettato e messo su un pulmino. Quando siamo scesi ci hanno messo con la faccia al muro e se parlavamo o chiedevamo informazioni ci picchiavano. Non sapevamo dove fossimo”.

Alle 9 della mattina l’avvocato e 4 degli attivisti che erano con lui sono stati rilasciati con tante scuse. Di uno di loro si sono invece perse le tracce. Da ieri è dunque partita la mobilitazione: in conferenza insieme all’avvocato Bilal, altri rappresentanti del Centro, a cui appartiene anche Khaled Ali (candidato liberale nelle scorse elezioni presidenziali) e Bahey El din Hassan direttore del Cairo Institute For human Rights Studies (CIHRS). Ma le associazioni che si occupano di diritti umani e che sottoscrivono l’appello sono circa ventitré. Tutte unite nel denunciare l’accaduto: “Vogliamo soprattutto dire che siamo ancora forti, che non ci lasciamo piegare da questi metodi intimidatori. Quello che è successo ieri è simbolico di quello che sta accadendo nel nostro Paese. Questo è uno stato di polizia dove a governare è il capo del Ministero degli Interni, non il Primo Ministro e neanche il generale Al Sisi. Siamo lontani dalla democrazia”.

E a chi tra i giornalisti chiede se l’Egitto stia tornando indietro qualcuno dice, “Sì, questo è peggio di quanto accadesse nell’era Mubarak”. Il motivo scatenante di quello che è stato un vero e proprio raid sembra essere la conferenza e i documenti che il Centro, specializzato nei diritti dei lavoratori, stava preparando in difesa dei tanti operai della più grande fabbrica di ferro dell’Egitto (e forse di tutto il Medioriente con 30mila  operai impiegati) che stanno perdendo il lavoro o che lavorano sottopagati. Le proteste degli operai sono infatti la nuova costante delle manifestazioni in Egitto in questo scorcio di 2013: sono le più partecipate e numerose e forse le più temute dal regime in carica. A differenza di quelle degli studenti che, sebbene forti, sembrano relegate dentro gli Atenei.

La forza di tutte queste nuove manifestazioni è sicuramente stemperata dal fatto che la società egiziana è totalmente polarizzata due fronti distinti e ormai non comunicanti: i Fratelli Musulmani che chiedono il ritorno del presidente Morsi da un lato e i laici liberali, dall’altra. “Le forze armate – alla guida del paese dal 30 di giugno ndr-  giustificano i continui attacchi alla società civile come una risposta al terrorismo dei Fratelli Musulmani – dice Bahey El Din Hassan-  e chiunque dissenta è un terrorista o una spia. Ma questa è solo propaganda, stanno sfruttando questa divisione della società per esercitare un regime sempre più autoritario e mantenere il potere.
L’attacco al Centro, così come l’arresto di ben 4 tra i più famosi blogger e attivisti della prima rivoluzione tra cui Alaa Abdel Fatah lo scorso 27 novembre, dimostra che questi attacchi sono deliberatamente rivolti alla società civile e a soffocare ogni forma di dissenso. Questa violenza, questa assenza di giustizia, questa continua violazione dei diritti umani è ormai intollerabile”.  

Da oggi verrà diramato un appello che si auspica sarà sottoscritto e rilanciato soprattutto a livello internazionale.
Qui il link con l’appello: 
Final_Statement_ECESR_RAID_19-12

(Foto: fonte ECESR) 

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