EMERGENZA SOMALIA: L’IMPEGNO DI COSPE

Più di 1 milione le persone che ogni giorno scappano dalla fame. Tre milioni e 700, secondo l’ONU, quelle in pericolo di vita per denutrizione e le pessime condizioni igienico sanitarie.

In questo contesto drammatico la violenza su donne e bambini è sempre più frequente. SOSTENENDO COSPE sosterrai il nostro centro di assistenza, l’unico di tutta la regione di Mogadiscio, garantendo medicinali e nutrizione necessaria.

COSPE in Somalia dal 1998, sostiene oggi la SWA, la Somali Women agenda, un network di associazioni che ad oggi riunisce 19 organizzazioni femminili in Somalia e della Diaspora. Nata nel 2008 grazie alla collaborazione con IIDA, la prima associazione a-clanica femminile, la SWA svolge un capillare lavoro con le associazioni femminili locali, che lavorano in tutta la Somalia con le donne, sui diritti, sull?imprenditoria, e sulla partecipazione politica.

“Occorre portare subito i primi soccorsi alla popolazione somala, in fuga dalla carestia e dalla siccit? che si ? abbattuta sulla regione del Corno d’Africa, ma è necessario anche e soprattutto sostenere, nel tempo, la società civile e il processo di pace e democratizzazione del paese” – dice Fabio Laurenzi, presidente COSPE – “solo così queste cicliche tragedie possono essere se non evitate, attenuate.

“Stiamo aprendo -continua – un nuovo centro, a Mogadiscio, per l’assistenza alle donne, sanitaria, medica e psicologica, contro la violenza sulle donne e i bambini, i soggetti più deboli dei conflitti, che dilaga in modo impressionante”. “La situazione -dice Dunia Mohamed Ali responsabile per IIDA dei rifugiati interni- è ben peggiore di quella catastrofica del 1992, quando milioni di sfollati si riversavano in Kenya e in Etiopia: le persone arrivano in lunghe code fino a Mogadisho perchè anche l?Etiopia ? stata investita dalla siccità. Le regioni interessate non sono solo quelle del sud ma anche altre, come il Lower Shabelle, che all’epoca della precedente crisi non furono toccate. In fretta e furia il Governo ha costruito due campi profughi nella capitale: Badbaado (salvezza) e Gurman e circa altri 30 che nel frattempo sono sorti spontaneamente in modo disorganizzato in vari quartieri della citt?.

“Il Governo si trova ora a gestire una situazione fuori controllo – dice ancora Dunia – mentre la società civile aveva già lanciato l’allarme a febbraio quando i prezzi delle derrate alimentari continuava a crescere a dismisura. 200 litri d?acqua che normalmente costano 15mila scellini a febbraio costavano già 130mila sul mercato e mezzo chilo di fagioli era passato da 5000 a 52mila scellini?.

Le cause di questa crisi, tra polemiche di strumentalizzazione mediatica e difficolt? di collaborazione con le forze politiche e militari in campo, sono molteplici e vengono da lontano: le due stagioni delle piogge saltate per due anni consecutivi, il conseguente l’innalzamento dei prezzi dovuti a siccità e carestia ma anche alla pirateria; mancanza di aiuti umanitari negli anni a causa del controllo di Al Shabaab, le milizie ribelli qaediste che controllano gran parte dei territori della Somalia e che impediscono (tranne qualche deroga) l’ingresso delle agenzie e delle ong internazionali, l’instabilità politica data da un governo di transizione molto debole e soprattutto un peggioramento della situazione economica e sociale negli ultimi anni.

Quest’ultima, peggiorata da tasse altissime su animali e sul raccolto, è dovuta in gran parte al conflitto che ha aumentato povertà e disoccupazione e non permette alla popolazione somala, che non ha neppure più scorte, di reagire.

In tutto questo il lavoro di associazioni della societ? civile che fanno parte di SWA, come IIda a Mogadisho e zone centrali o quella delle imprenditrici del Basso Jumba, Midnimo, diventa fondamentale. Un coinvolgimento della societ? civile si render? infatti necessario anche per la gestione degli aiuti umanitari la cui distribuzione o pioggia rischia di essere intercettata da forze corrotte e non arrivare mai alla popolazione.

Nella foto il campo profughi di Mogadisho, Politecnico, che già da aprile ospitava 10000 persone.

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Causale: Emergenza Somalia