FREE ALAA: CONTINUA LA CAMPAGNA PER LA SCARCERAZIONE DEL BLOGGER EGIZIANO

Il 15 dicembre ad Alaa Abd El-Fattah è stato concesso di votare per le elezioni parlamentari. Al blogger è stato permesso di votare a seguito di una sentenza giudiziaria emessa dal Tribunale Amministrativo. L’alto commissariato delle elezioni ha inviato un giudice con una scheda elettorale alla prigione di Tora, dove Abd El Fattah è ancora imprigionato. La commissione ha rifiutato richieste analoghe inviate da altri cinque detenuti poichè erano stati già condannati, mentre Abdel Fattah è sempre in attesa di giudizio.

Ricordiamo infatti che nell’ultima udienza del 13 dicembre, le autorità hanno lasciato cadere le accuse di incitamento alla violenza nei confronti di Alaa Abdel Fattah, ma hanno disposto altri 15 giorni di custodia allungandone ulteriormente il periodo di detenzione. Il blogger egiziano rimane quindi nella progione di Tora, la stessa che ospita Mubarak e molti ministri del suo governo.

Alaa nel frattempo è diventato padre di Khaled, nome dato in onore di Khaled Said, il ragazzo che fu ucciso dalla polizia ad Alessandria nel dicembre del 2010 e in memoria del quale sono state indette le prime manifestazioni anti regime.

L’attenzione deve continuare ad essere alta perchè l’incarcerazione di Alaa è solo una delle tante violazioni di diritti che si stanno ancora commettendo in Egitto, anche all’indomani delle prime elezioni “democratiche”.

Riportiamo alcuni estratti della lettera che è  stata fatta uscire clandestinamente fuori dal carcere da parte di Alaa Abd El Fattah.
“Non sono mai stato da solo neanche per un secondo nella mia resistenza, mi hanno sempre accompagnato i sostenitori. Così come non era solo nel gioire per l’arrivo di Khaled, sono stato inondato con la gioia dei compagni. Mi ero ormai abituato a ricevere messaggi e telegrammi nella mia prigione: per il mio compleanno, ho anche ricevuto complimenti per il ritorno della rivoluzione in piazza. Ma Khaled è stato qualcos altro! Una quantità enorme di telegrammi, la maggior parte da persone che non conosco e che potrei non avere mai l’onore di incontrare, mi hanno scritto per esprimere la loro gioia però l’arrivo di Khaled e il loro amore per lui. Hanno scritto presentandosi, elencando i nomi dei membri delle loro famiglie, i loro indirizzi, il loro lavoro, le loro città. Hanno scritto che Khaled ha zii e zie in centinaia di case ovunque in Egitto. (…)
Non immaginavo che il mio cuore portasse tutto questo amore che è esploso con la nascita di Khaled,come posso capire ora il dolore che è nel cuore dei padri.?Mio Dio, come può essere così crudele? Dovera seppellire il proprio figlio, piuttosto che lui è seppellisca te. C’è una ingiustizia peggiore?

C’è uno squilibrio peggiore  Noi ci prendiamo in giro e facciamo finta che sia  possibile riformare questo stato, ma tutte le prove dimostrano che si tratta di un’evento impossibile e non c’è speranza se non nella caduta di questo stato.(…)
L’amore  eterno e il dolore  eterno e la piazza eterna e ll paese eterno.Per quanto riguarda?il loro stato non gli resta che un’ora. Solo un’ora.

Abu?Khaled
Venerd? 9 Dicembre 2011 dalla prigione di Tora.”

la lettera completa in inglese dal sito “No military trials for civilians”

Di seguito ed in allegato l’appello lanciato da COSPE ormai pi? di un mese fa e in allegato i primi documenti prodotti dall’ANHRI (Arabic Network for Human Rights) in inglese

Alaa, figlio di un noto avvocato per i diritti umani -anche lui incarcerato per 5 anni sotto Mubarak- Ahmed Seif El-Islam Hamed, ha molto seguito in Egitto e all’estero ed è abituato a resistere e lottare.
Nelle ultime settimane Alaa è diventato un vero simbolo della rivolta contro la giunta militare che continua a governare di fatto l’Egitto. Grazie alle pressioni da parte degli attivisti e alle campagne in favore della liberazione di Alaa, finalmente il caso del blogger è stato trasferito dai procuratori militari agli investigatori civili. Sta anche a però a tutti noi che abbiamo seguito con entusiasmo le rivoluzioni arabe non lasciare soli Alaa e i ragazzi di Tahrir: iniziamo firmando la campagna “Free Alaa” e la petizione, da inviare a Obama e al Congresso degli Stati Uniti, per porre fine alle ingiuste incarcerazioni, compresa quella di Alaa, ai processi militari a civili e perchè la legge d’emergenza (in vigore da 30 anni) venga finalmente abolita.

per leggerla e sottoscriverla: www.accessnow.org/page/s/free-alaa