#FREE ALAA: INTERVISTA ALLA MADRE DEL BLOGGER EGIZIANO

«Alaa è sempre stato perseguitato, sia dai tempi di Mubarack che successivamente a prescindere dai vari gruppi o personaggi che si sono succeduti al potere in Egitto» .

Sono le parole di Layla Suʿeyd, la madre del blogger egiziano, anche lei attivista politica e è docente presso l’università del Cairo.

Alaa, che ha lavorato con COSPE in Egitto, è un blogger e attivista dei diritti umani. Nel 2005 ha fondato con la moglie il blog che ha vinto il premio ‘Deutsche Welle International & Reporters sans frontières Weblog Award’. Da allora ha subito minacce, intimidazioni e incarcerazioni che non sono finite con la rivoluzione del 2011, di cui è stato tra i maggiori esponenti. Anzi, finito sotto processo prima con Mubarak e sotto il regime militare di transizione, Scaff, Alaa è stato incarcerato per l’ennesima volta, lo scorso 28 novembre al Cairo quando agenti del governo lo hanno aggredito e prelevato da casa sua.

«Alaa sta bene, è in buone condizioni– racconta la madre – E sua moglie Manal, aggredita insieme a lui, lunedì l’ha visitato, constatando le buone condizioni fisiche.»

Qual è l’accusa officiale? «Alaa è stato accusato di aver infranto le leggi relative alla nuova normativa anti-protesta, tra cui “partecipare a una manifestazione” , aggressione a un ufficiale di polizia” e “invito alle proteste “. » Il 24 novembre il presidente egiziano ad interim Adly Mansour ha approvato infatti la legge 107 del 2013 sul diritto alle riunioni pubbliche, cortei e manifestazioni pacifiche. Una legge molto restrittiva che vieta raduni ” di natura pubblica”, in quanto costituirebbero una minaccia per la “sicurezza” o “contrari agli interessi dei cittadini “, e obbliga i manifestanti a chiedere un autorizzazione preventiva alle forze di sicurezza .

Purtroppo non è la prima volta che accade una cosa del genere. Nei vari anni, anche con diversi gruppi al potere Alaa è stato ripetutamente arrestato, perché? «Perché si è sempre opposto al regime, portando avanti le proprie idee e le istanze per i diritti umani. Alaa è sempre stato temuto dal potere, che lo ha visto e trattato alla stregua di un terrorista islamico, cosa che ovviamente non è, e un’immagine diametralmente opposta rispetto ai principi e i valori che invece porta avanti e per cui si batte nella sua lotta per il rispetto dei diritti umani e della libertà. »

Arriverà un cambiamento in Egitto e se sì, da dove? «Il cambiamento deve arrivare, per ora sono cambiati solo i personaggi al potere ma la situazione non è migliorata molto, viviamo sempre in una forte crisi economica, le cose non vanno bene, il Paese ha fortissimi problemi. »

Ad oggi è attiva la campagna #freeAlaa che COSPE sostiene e che vi invitiamo a sottoscrivere visto che il sostegno internazionale è fondamentale per la salvaguardia di Alaa e di chi come lui si batte per i diritti umani in paesi in cui sono sospesi o a rischio come in Egitto in questo periodo di transizione che sembra essere ancora lungo.

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