#FreeMalekAdly. Urgente firmare la petizione

Quasi due mesi di carcerazione cautelare, cella di isolamento senza ora d’aria, scarsi incontri con gli avvocati, nessun interrogatorio fatto fino ad oggi. Continua questa situazione per Malek Adly, a cui, il 14 giugno è stata rinnovata la carcerazione cautelare di altri 15 giorni. Altre 51 persone, arrestate nello stesso contesto ( la manifestazione contro la cessione di due isole egiziane all’Arabia Saudita ndr)  sono state rilasciate.

Le uniche note positive è che adesso Malek riesce a vedere la moglie una volta la settimana e che gli sono state date le medicine giuste per i suoi problemi respiratori. Compatibilmente a tutta la situazione, Malek appare ancora positivo e combattivo,  deciso a far valere i propri diritti.  E’ in questi giorni che è fondamentale far sentire la pressione della comunità internazionale e firmare la petizione per la sua scarcerazione.

A inizio maggio Malek Adly, avvocato e attivista per i diritti umani, è stato incarcerato in Egitto con l’accusa di incitamento alla protesta, diffusione di false notizie, minaccia alla stabilità e all’unità nazionale.

COSPE onlus ha lanciato su Progressi un appello al Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni perché intervenga subito per la scarcerazione immediata del giovane.

Malek, oltre ad avere difeso in tribunale diversi casi legati alle libertà e ai diritti civili di tanti cittadini, di recente stava trattando il caso della cessione da parte del governo egiziano, senza alcuna consultazione nazionale, delle isole di Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita.  Inoltre, l’attivista si era esposto pubblicamente sulla vicenda di Giulio Regeni: l’avvocato è stato tra i primi a denunciare la scomparsa del ricercatore italiano. Tutto questo lo ha reso un bersaglio per le politiche repressive del Governo egiziano.

È necessario che l’Italia faccia qualcosa in difesa di Malek Adly e dei tanti attivisti impegnati contro i regimi e la repressione e chieda il rispetto dei diritti umani nelle relazioni diplomatiche e commerciali, come stabilito dagli accordi internazionali.

“L’attuale governo egiziano ha introdotto una serie di limitazioni delle libertà individuali, di espressione e di informazione – afferma Giorgio Menchini, presidente di COSPE – che minacciano il lavoro e la vita degli attivisti, in questo Paese in cui lavoriamo da quasi 20 anni.Abbiamo lanciato la petizione “Malek Adly libero” perché crediamo che sia necessaria una mobilitazione internazionale per migliorare questa situazione”.

“Vogliamo dar voce a chi denuncia la violazione dei diritti umani di cui si sta macchiando il regime di al Sisi in Egitto – afferma Vittorio Longhi, direttore di Progressi – il nostro Paese, legato al Cairo per motivi geografici, storici e oggi, soprattutto economici, non può tollerare la violenta repressione delle opposizioni che continua a ripetersi al di là del Mediterraneo”.

E’ possibile firmare la petizione sul sito di Progressi, alla pagina www.fare.progressi.org/p/maleklibero