IL CASO ALAA ABDEL FATAH

Dopo la prima rivoluzione ci sono stati diversi attacchi ad alcune delle chiese egiziane (nelle città di Imbaba, Assuan, Atfi), l’ “Unione della Gioventù Maspero” ha organizzato, lo scorso 9 ottobre, una manifestazione davanti alle sedi della Radio e della Televisione per chiedere giustizia e trovare i responsabili delle violenze. Durante quella manifestazione ci sono stati scontri con la polizia militare che ha caricato i manifestanti. Negli scontri sono stati uccisi 27 cittadini, 12 di loro schiacciati a morte dai veicoli della polizia militare, oltre a centinaia di feriti.

Tantissimi manifestanti sono stati arrestati come pure molti gli attivisti e i religiosi che sono stati chiamati a rispondere di accuse come l’incitamento, il furto di armi dell’esercito, e la distruzione di infrastrutture pubbliche. Vale la pena ricordare che uno degli imputati era Daniel Mena, uno dei martiri del massacro di Maspero.

Dopo gli eventi di Maspero riguardanti l’assalto dei manifestanti pacifici copti il 9 OTTOBRE 2011, il blogger e attivista Alaa Abdel Fattah è stato raggiunto da una richiesta del procuratore militare che “esige la sua presenza al tribunale marziale per un interrogatorio sul caso n ° 855, il 25 ottobre 2011”, Quando sono arrivate le citazioni Alaa Abdel Fattah era fuori dal paese, per questo suo padre, il signor Ahmed Seif al-Islam Hamad, nonch? suo avvocato al tribunale militare, si è incontrato con il procuratore capo per chiedergli di posticipare la data della convocazione al ritorno di Alaa dall’estero.

Il 30 ottobre 2011 è stata fissata la partecipazione di Alaa agli uffici del pubblico ministero, e Alaa assieme a suo padre e gli altri avvocati si sono recati effettivamente alla sede della procura. Alaa era gi? davanti al procuratore militare in quel giorno, ma si è rifiutato di essere indagato dal procuratore militare perchè in quanto civile non deve essere sottoposto a processo davanti al tribunale militare e anche se rimaneva sotto stato d’accusa, ha preteso di essere giudicato davanti al suo giudice naturale e non difronte al tribunale speciale. Egli ha preteso che nella relazione ufficiale figurassero le sue richieste e ha anche dichiarato che gli inquirenti non dovrebbero essere l’accusa e il giudice allo stesso tempo, proprio a causa del coinvolgimento di alcuni membri della polizia militare agli abusi e alle violenze del 9 ottobre.

A questo punto il procuratore militare lo ha accusato di aver rubato armi di proprietà delle forze armate, di adunata e di uso della forza e della violenza contro le forze armate, nonchè di uso della violenza sul personale assegnato al servizio del pubblico ovvero “membri delle forze armate”. La corte marziale in questa sessione ha ordinato la sua detenzione per 15 giorni in attesa di indagini ed è stato deportato nella prigione che si trova a Bab el-Khalk – Il Cairo. Gli avvocati hanno lanciato un appello contro la sentenza emessa, e il ricorso ? stato fissato per il 3 novembre 2011. A questo incontro hanno partecipato un gran numero di avvocati per chiedere la liberazione di Alaa, ma il giudice ha deciso di confermare la detenzione e a fine seduta la decisione è stata quella di deportarlo nella prigione di Tora al Cairo.

Il 13 novembre 2011, l’attivista Alaa Abdel Fattah è apparso davanti alla Corte militare a causa della fine del periodo di detenzione. Insieme a lui a questo incontro hanno partecipato gli avvocati che hanno richiesto la sua immediata scarcerazione a causa della mancanza di giustificazione del provvedimento, ma la decisione della corte è stata quella di rinnovare il periodo di reclusione di altri 15 giorni ed ? stato deportato nuovamente nella prigione di Tora.