IL GOVERNO BLOCCA I FONDI – A RISCHIO I PROGETTI IN CORSO

La situazione per la Cooperazione Internazionale è in continuo peggioramento, non solo sono stati drasticamente ridotti i fondi per il 2011 e gli anni a seguire, ma adesso sono state bloccate le erogazioni per i progetti in corso, mettendo così a rischio anche la realizzazione degli impegni presi. Quattro i progetti , due in Egitto e due in Marocco, che rischierebbero così di essere interrotti se non dovessero pervenire i fondi di cofinanziamento.

E’ di ieri infatti la lettera inviata all’ attenzione del Ministro Belloni da parte dell’Associazioni delle ONG Italiane nella quale si sollecita il Direttore della Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo ad erogare le seconde e terze quote del cofinanziamento MAE per i progetti in corso o in avvio. Ma la risposta degli Uffici è chiara: non è possibile erogare le seconde e le terze quote per la mancanza di disponibilità di cassa, e non è dato sapere le date del possibile sblocco.

Ciò comporta gravissime conseguenze per l’avvio o la prosecuzione dei progetti che, per le condizioni finanziarie delle Ong saranno costrette, ancora una volta, ad assumersi pesantissimi debiti per evitare di dover sospendere o cancellare interventi già in programma e molto attesi dalle fasce più deboli della popolazione dei paesi in cui operano.

“Dopo i pesantissimi tagli delle attività di cooperazione per il 2011 e per gli anni a venire, sembra che si sia giunti ora al blocco delle risorse già stanziate e deliberate, del resto senza alcun beneficio per il bilancio dello Stato.”Così ha commentato il Presidente dell’Associazione delle ONG Italiane Francesco Petrelli, che nella nota sollecita un incontro urgente con gli uffici competenti oppure di inserire questa questione nell’incontro già programmato per il 4 ottobre.

L’associazione delle ONG Italiane chiedono quindi con l’appello di mercoledì 28 di informare tempestivamente in modo ufficiale di tale situazione, auspicando una probabile data di ritorno alla normalità e di attivarsi per “ridurre il danno”, concordando con le Ong le possibili soluzioni transitorie.