IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI

Intervista a Loretta Napoleoni
A cura di Caterina Gerardi
categera@yahoo.it

In un articolo da Lei scritto di recente, spiega come le iniziative prese allo scorso G20 di Londra non avranno ripercussioni reali e esaustive. Cosa si aspetta dunque dal G8 di luglio?
A mio avviso il G8 di luglio ha tutte le carte in regola per raggiungere risultati migliori del G20. Ormai, a due anni dall?inizio della crisi, è evidente a tutti che le manovre adottate finora non hanno portato ad alcun risultato positivo, come ad esempio i salvataggi delle banche che ci hanno portato in piena recessione. Per questo prevedo che ci sarà una maggiore urgenza. Prevedo uno sforzo unanime per rivedere e ristrutturare in tempi brevissimi l’intero sistema finanziario. Certo questo ha bisogno di un comune accordo fra le nazioni. Per quel che riguarda l’Europa, però, segnali positivi arrivano da più fronti. L’Italia per prima è pronta ad un cambiamento, Francia e Germania hanno preso già provvedimenti molto rigidi per gli speculatori finanziari, e anche l’Inghilterra è ben disposta.
Fra questi segnali internazionali di cambiamento, inquadra la volontà di cambiare anche il Fondo Mondiale Internazionale?
In realtà la mia opinione è che il FMI abbia un’importanza relativa rispetto all’economia mondiale. Esso da solo non può risolvere le questioni fondamentali. Tanto più che ora quello che manca sono proprio i soldi. Bisogna rendersi conto, di fatto, che il panorama che si sta aprendo è quello di una nuova Breton Woods, ovvero di un nuovo sistema monetario regolato da nuove norme, un cambiamento radicale non solo necessario ma ormai inevitabile.
Nell’incontro di Washington con i ministri del tesoro e i governatori delle banche centrali , Draghi ha detto che la crisi sta cominciando a colpire seriamente i paesi in via di sviluppo. Cosa ne pensa?
Senza ombra di dubbio la crisi sta colpendo anche i paesi in via di sviluppo, ma non dobbiamo dimenticare che colpisce in prima persona i paesi occidentali, e poi, diciamo “a cascata” tutti gli altri. Sicuramente aumenterà il numero dei poveri, ma le condizioni di chi è  già povero non peggioreranno: anzi, alcuni tipi di economia possono non solo sopravvivere ma fiorire dato l’impoverimento del Nord. Pensiamo ad esempio al commercio. La Cina se riesce a superare la crisi mondiale e a salvare un’economia basata sul commercio con India e Africa, probabilmente riuscir? a frenare l?impatto della crisi.
Si può dire che l’economia e’ stata finora schiava della finanza?
No, non è esatto, è schiava di quella che ho definito “Economia Canaglia”. Infatti nonostante la crisi, le economie di Cina e India sono cresciute del 6 percento, proprio perch? sono economie reali. Proprio con il ritorno ad un economia reale anche la nostra riuscirà a sollevarsi. Non è una scelta, ma una necessità. Bisogna ritornare indietro, ma la finanza non sarà più quello che è stata fino a prima della crisi. Finora la finanza ci ha derubato, anche perchè eravamo “distratti” dalla guerra ad Al Quaeda. Ora però l’importante è capire come bisogna combattere. La deregulation ha dato la possibilità a questa finanza di approfittare della politica dei tassi di interesse sempre più bassi. La soluzione è quindi trovare un nuovo sistema di regole condivise a livello mondiale.
Un accenno al suo nuovo libro “la morsa”.
La morsa racconta come la bolla finanziaria sia nata negli anni ’90, ma sia stata gonfiata a dismisura dalla politica di Bush per finanziare la guerra al terrorismo, la “war of terror” ideata da una volontà di egemonia globale degli Stati Uniti.

Nata e cresciuta a Roma, Loretta Napoleoni vive a Londra da vent’anni. Tra i suoi titoli accademice annovera un Master in studi sul terrorismo alla London School, un Master in relazioni internazionali ottenuto alla School of Advanced International Studies (SAIS) e un dottorato in Scienze economiche dell’Università di Roma “La Sapienza”. Inoltre ha organizzato e presieduto nel 2005 la conferenza internazionale sul terrorismo promossa dal Club de Madrid. Attualmente, insieme al governatore della Banca d’Italia, è stata incaricata dall’UNICRI – l’istituto delle Nazioni Unite per la prevenzione del crimine – di formare un team di esperti, per elaborare strategie di contrasto ai finanziamenti al terrorismo. Svolge inoltre attivit? di consulenza per i network televisivi BBC e CNN e scrive per diverse testate internazionali, tra le quali El Pais, Le Monde, e The Guardian, di cui è editorialista. In Italia scrive per Internazionale l’Unita’, il Caffè. I suoi saggi usciti in Italia per il Saggiatore, Terrorismo S.p.A, 2005, e Economia Canaglia, 2007, stanno riscuotendo ampio successo di critica e di vendite. Nel 2009 ha pubblicato con Chiarelettere La morsa, il primo libro scritto e pubblicato direttamente in italiano, la lingua madre, prima che in inglese. La morsa, Chiarelettere pp.186 [13,60 euro] In la morsa, l’ultimo libro uscito da meno di un mese, edito da chiare lettere, si apre un nuovo paio di lenti con cui guardare l’origine della crisi finanziaria. Tutto parte da Bush e dalla war on che terror con la deflazione: in due anni abbatte i tassi d’interesse dal 6 all’1,5%. Ciò avviene perchè a finanziare l?intervento armato in Afghanistan e in Iraq non e’ il Congresso ma la vendita dei buoni del tesoro sul mercato internazionale, che il taglio dei tassi rende più appetibili. Più questi ultimi scendono e più l’economia di guerra si rivela una vera cuccagna per Wall Street. Il fenomeno dei muti subprime, il dilagare dei prodotti strutturati come i derivati, sono le conseguenze economiche dell’11 settembre.