IN DIRETTA DALLA CAROVANA DELL’ACQUA – DIARIO DI VIAGGIO #5

E’ partita la Carovana dell’acqua in Palestina, per il diritto all’accesso all’acqua. Stiamo seguendo in diretta la Carovana grazie ad alcuni estratti del “diario di viaggio” inviato dalla giornalista di “Left” Paola Mirenda che, direttamente dai Territori, ci tiene aggiornati sulla situazione.

15 settembre

La colonia di Ariel è una delle più grandi della Cisgiordania, seconda solo all’insediamento di Ma’ale Adumim.. Costruita nel 1978, oggi si estende su una superficie di 120 km?, e con le 26 colonie minori che le ruotano intorno arriva a una popolazione di oltre 30mila persone. Tantissime per gli abitanti del governatorato palestinese di Salfit e dell’omonimo suo capoluogo, che devono fare i conti con i divieti loro imposti a causa proprio della vicinanza della colonia, come sulla questione dell’impianto di trattamento delle acque di scarico. Finanziato con 22 milioni di euro dal governo tedesco, l’impianto è stato bloccato per 15 anni prima di entrare in funzione.

Il motivo addotto, spiegano gli abitanti alla Carovana dell’acqua, è che avrebbe creato problemi alle colonie. Solo la pressione del governo tedesco e la minaccia di penali è nonchè lo spostamento dell’impianto a 8 chilometri di distanza è hanno consentito di proseguire con i lavori. A una condizione, quella di utilizzarlo per tutti i residenti dell’area, coloni compresi. Una imposizione che gli abitanti di Salfit non hanno gradito, perch? implica il riconoscimento dei coloni e ne sancisce uno status di residenti a tutti gli effetti, e non più di occupanti.

Ma alla fine hanno dovuto cedere, visto che le acque sporche stavano creando un serio problema di sostenibilità ambientale. Oggi quindi l’impianto processa i trecento litri di acqua consumata ogni giorno da un colono, moltiplicati per il 38mila che abitano l’area, a cui si sommano i 70 litri al giorno dei palestinesi (a Salfit sono circa 9mila, secondo gli ultimi dati disponibili). Il vero problema però è un altro: spostare l’impianto ha determinato una inopportuna vicinanza, quella delle fogne alla sorgente.

Le acque pulite sono quindi a rischio di contaminazione con quelle sporche. La soluzione- Costruire un muro di separazione, stavolta palestinese, che si va ad aggiungere a quello israeliano che già divide in quattro parti il Governatorato. Ma almeno questo serve davvero a qualcosa. Quello delle sorgenti è un problema che la Carovana ritrova anche a Nabi Salih, un piccolo villaggio del governatorato di Ramallah e al-Bireh. Situato a 530 metri di altezza, conta meno di 500 abitanti, ma ha una risorsa preziosa: una fonte naturale che si trova nel terreno di Bashir Tamimi (qui tutti hanno lo stesso cognome), e che gli abitanti chiamano Emily spring, dal nome di una ragazza che ha perso un occhio per difenderla.

Il nome originario, Ein Al Qaw, non lo pronuncia più nessuno, visto che i coloni l’hanno ribattezzata Meir’s Spring. Già, perchè la fonte è stata sequestrata dagli abitanti della colonia di Halamish, con la scusa che è sacra. Secondo la leggenda, se una donna si bagna nelle sue acque sarà purificata da tutti i suoi peccati. Vera o meno la storia, è stata sufficiente all’esercito israeliano per inviare qui un suo drappello di soldati a verificare che nè Bashir Tamimi nè i suoi concittadini ne tornino in possesso.

Così da più di un anno ogni venerdì gli abitanti di Nabi Salih, aiutati dai vicini del villaggio di Dir Nizan, manifestano davanti alla sorgente per rivendicare il diritto all’acqua. Una protesta non violenta, sull’esempio del nuovo movimento di giovani palestinesi e israeliani che in decine di citt? della Cisgiordania chiedono la fine dell’occupazione e rivendicano il diritto all’esistenza di uno Stato palestinese. Aspettando il 20 settembre.

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