‘L’Egitto non è sulla strada della democrazia’

l'Egitto non è sulla strada della democrazia

Lo stato dei diritti umani in Egitto è stato il tema al centro della sera di domenica 9 febbraio, quando il Cairo Institute for Human Rights Studies ha ospitato un confronto aperto con Stavros Lambrinidis, rappresentante speciale per i diritti umani dell’Unione Europea, e 12 organizzazioni egiziane ed internazionali di advocacy. La discussione ha visto la partecipazione di 30 attivisti dei diritti ed avvocati, nonché cinque assistenti di Lambrinidis.

Il tema principale dell’incontro verteva sullo stato generale dei diritti umani in Egitto, con una particolare attenzione riguardo agli attacchi ad opera dei corpi di sicurezza nel sistema di giustizia e nei processi giuridici, contro le manifestazioni e le assemblee pacifiche, e sugli attacchi contro i gruppi di attivisti che si battono per la difesa dei diritti umani.

Il dibattito ha toccato anche il tema dei diritti delle donne, l’osservanza dello stato riguardo ai diritti esplicitati nella nuova costituzione, il rispetto dei diritti umani nel contesto di “contro- terrorismo”, e su qualsiasi strategia l’apparato di sicurezza stia effettivamente lavorando per sradicare il terrorismo – o solo per allentarne la morsa in una tranquilla opposizione.

Prima dell’inizio dell’incontro, sotto sua richiesta, Lambrinidis e suoi diversi assistenti si sono incontrati con cinque avvocati, i quali rappresentato i giovani attivisti Ahmed Maher, Ahmed Douma, Alaa Abd al-Fattah, e Mohammed Adel. Questi si sono confrontati sulle condizioni dei prigionieri, sulle condizioni illegali che circondano le loro prove, e sulle pressioni nei confronti degli avvocati – in particolare i ripetuti attacchi da parte del personale di polizia – e l’impossibilità degli avvocati di contattare i loro clienti.

Hanno preso parte al dibattito il Hisham Mubarak Law Center, l’associazione egiziana per il miglioramento della partecipazione sociale/civile, Nazra per gli studi di genere, la rete araba dei diritti umani, l’iniziativa egiziana per i diritti della persona, l’associazione Shuraa, la coalizione  generale dei diritti dei bambini, il centro egiziano per i diritti economico-sociali, il fronte per la difesa dei manifestanti egiziani, la commissione egiziana per i diritti e le libertà, Oxfam, e la rete  euro-mediterranea dei diritti umani.

Bahey eldin Hassan, il direttore de CIHR e Lambrinidis, si sono inoltre scambiati opinioni sulla situazione di tutela dei diritti umani in Egitto, nella cornice delle relazioni bilaterali tra Egitto ed Unione Europa e in riferimento alle convenzioni delle Nazioni Unite, ratificate dall’Egitto.

“L’Egitto non è più sulla strada della democrazia” ha dichiarato in seguito Hassan. “solo perché esiste un piano per alcuni eventi, come il referendum costituzionale e le elezioni presidenziali e parlamentari, non significa che  siamo sulla strada della democrazia”.

“Nonostante gli articoli del capitolo sui diritti e le libertà all’interno della costituzione, ragionevolmente buoni, questi sono stati palesemente violati prima, durante e dopo la composizione e l’approvazione della costituzione tramite referendum. I violenti atti, attraverso i quali la polizia ha commemorato il terzo anniversario della rivoluzione del 25 Gennaio, quando la polizia ha ucciso 100 egiziani, non simboleggia affatto il transito dell’Egitto attraverso la democratizzazione, né le campagne di intimidazione contro gli oppositori della costituzione o contro i potenziali candidati alla presidenza.
Inoltre, il fatto che gli autori di ogni massacro commesso nel corso degli ultimi tre anni siano riusciti a rimanere fuori dalla portata della giustizia è certamente un’ulteriore indicazione che l’Egitto non è sulla strada della democrazia”.

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