Malek Adly finalmente libero!

La Corte ha disposto la scarcerazione dell’avvocato egiziano dopo 3 mesi di detenzione durissima.

27 agosto 2016: Dopo 3 mesi di detenzione preventiva durissima nel carcere di Tora, è stata finalmente disposta la scarcerazione dell’avvocato egiziano difensore dei diritti dei lavoratori e dei diritti umani, Malek Adly.
Durante l’udienza di oggi, la Corte egiziana, non accogliendo l’appello del procuratore a prolungare la sua detenzione, ha deciso oggi il suo rilascio che sarà effettivo nei prossimi giorni.
Un risultato raggiunto grazie agli avvocati che hanno seguito il caso, ai tanti attivisti egiziani che hanno sempre sostenuto Malek e a anche alla mobilitazione internazionale.

Dal 5 maggio scorso il sig. Adly è stato arrestato per aver condannato la decisione del governo di trasferire la sovranità di due isole del mar Rosso (Tiran e Snafir) all’Arabia Saudita senza una consultazione popolare e per aver denunciato le violazioni dei diritti umani e i crimini commessi dalle forze di sicurezza egiziane.
Probabilmente una ritorsione come diceva una dei suoi avvocati Mohammed Bilal per la sua attività, ben nota alle autorità, sui diritti umani, le sparizioni forzate, e, non ultimo il caso Regeni.
Dal maggio scorso Malek è detenuto in isolamento in condizioni inumane e degradanti. Come è stato più volte denunciato dagli avvocati e da numerose organizzazioni internazionali, i maltrattamenti che Malek sta subendo quotidianamente costituiscono una grave violazione dei diritti umani. Gravi abusi e irregolarità sono stati riscontrati anche nelle procedure giudiziarie, in violazione del diritto a un equo e imparziale processo.

La campagna attivata da COSPE e Progressi “Malek Adly libero” negli ultimi mesi, ha permesso anche di inviare 1350 firme al ministro Gentiloni per un intervento in favore dell’avv. Adly e della sua scarcerazione.
COSPE e Progressi continueranno comunque a esercitare pressione perché la mobilitazione internazionale continui. «Vogliamo dar voce a chi denuncia la violazione dei diritti umani di cui si sta macchiando il regime di al Sisi in Egitto» afferma Vittorio Longhi, direttore di Progressi. «Il nostro Paese, legato al Cairo per motivi geografici, storici e oggi, soprattutto economici, non può tollerare la violenta repressione delle opposizioni che continua a ripetersi al di là del Mediterraneo».
E, nonostante la bella notizia di oggi, COSPE continuerà a chiedere che l’Italia faccia qualcosa in difesa degli attivisti impegnati contro i regimi e la repressione e chieda il rispetto dei diritti umani nelle relazioni diplomatiche e commerciali, come stabilito dagli accordi internazionali.

Per info:
Ufficio stampa COSPE: Pamela Cioni
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