MANIFESTAZIONI CONTRO LE MINIERE E REPRESSIONE IN ARGENTINA

E’ uscito ieri su left un pezzo che parla della resistenza che stanno facendo nella regione della cordigliera delle Ande, in Argentina, dove molti villaggi si stanno mobilitando contro le imprese minerarie della zona, i cui progetti di estrazione rischiano di mettere in serio pericolo la regione.
Qui di seguito e in allegato l’articolo.

Santa Marìa, Belen, Famatina, Tinogasta? sono solo alcuni dei tanti villaggi della provincia di Catamarca, regione della cordigliera andina argentina, che fin dall’inizio di gennaio si sono mobilitati, per l’ennesima volta, contro le imprese minerarie della zona e contro i progetti di estrazione che sono attualmente allo studio.
Centinaia di cittadini hanno scelto di bloccare in sei posti differenti la ?ruta 40? e la ?ruta 60? fermando i camion che approvvigionano le imprese: “Da 18 anni, da quando le prime multinazionali delle estrazioni di minerali si sono insediate, lottiamo contro lo sfruttamento del nostro territorio ? dice Sebastian Eduardo Pinetta presidente dell’associazione BePe (Bienaventurados de los Pobres) che da più di 20 anni lavora nella zona per sostenere la popolazione, già di per sè povera, e che è partner di COSPE- e oggi abbiamo deciso di mettere in atto questo tipo di protesta per isolare le miniere e costringere cos? il Governo provinciale e nazionale ad ascoltarci. Ma finora il risultato è stata una violenta repressione.”

Il 10 di febbraio, secondo il comunicato del Bepe, la fanteria ha infatti disperso i tanti manifestanti inviando pi? di 40 camionette nei diversi luoghi, picchiandoli brutalmente e arrestandone diverse decine. “Da tempo vengono utilizzati metodi intimidatori nei nostri confronti per esempio utilizzando una legge contro il terrorismo che permette di fermarci e di arrestarci senza motivo”. Quello che sta accadendo in questi giorni a Catamarca, in particolare contro la “Miniera Alumbrera”, è infatti l’ultimo episodio di una lunga storia di resistenza messa in atto da una popolazione i cui diritti vengono sistematicamente sacrificati agli interessi economici di grandi gruppi industriali con la complicità del Governo argentino.

La storia della Alumbrera è raccontata anche dal regista Pino Solanas nel documentario “Tierra sublevada. Oro impuro” che racconta come da questa, che è la sesta miniera a cielo aperto più grande del mondo, si estraggano 700.000 tonnellate l’anno di concentrato di oro e rame a colpi di dinamite con esplosioni che distruggono 30 tonnellate di roccia la giorno. Senza considerare la grande quantità di acqua impiegata per separare i metalli (circa 100 milioni di tonnellate al giorno).
Il nostro Governo ha praticamente messo all’asta i giacimenti di oro, rame, litio, argento -continua Pinetta- lasciandoli sfruttare da multinazionali straniere che sono arrivate promettendo lavoro e sviluppo e che invece stanno solo avvelenandoci e producendo miseria“. Il modello di sfruttamento del terreno e dell’ambiente ricalca infatti un modello del tutto neo coloniale: le imprese godono di un regime fiscale agevolato, pagano tasse bassissime sui guadagni (3% di royalties) ed esportano tutto all’estero senza nessuna ricaduta sul locale, con il risultato che la “Miniera Alumbrera” fattura l’anno 4-5 volte quanto l’intera provincia.

“Siamo stanchi -conclude Pinetta- di questo scempio: la nostra lotta non è solo ambientale è anche e soprattutto una lotta politica in difesa dei beni comuni e di un modello di sviluppo alternativo“. Da alcuni mesi COSPE sostiene il Bepe perchè vengano rafforzati gli spazi di condivisione democratica e che tutti i numerosi comitati e le assemblee popolari della cordigliera andina vengano messe in rete e rappresentino una voce politica sempre pi? forte e capace di intaccare il quadro legislativo vigente in materia di sfruttamento delle risorse in Argentina.