“MOVIMENTO 20 F” IN MAROCCO: IL BILANCIO DOPO TRE ANNI

A tre anni dalla nascita il  “Movimento 20 febbraio”, nato in Marocco nel contesto delle primavere arabe, torna a far parlare di sè con un comunicato che da un lato analizza i motivi del suo depotenziamento nel corso degli anni, dall’altro rivendica alcuni successi ottenuti.

Tra questi – si legge nel comunicato – quello di aver fatto “evolvere la mentalità marocchina” e di aver contribuito a far passare alcune riforme della Costituzione, approvate proprio nel 2011 dal re Mohammed VI sulla spinta di grandi manifestazioni di massa.

A far tornare il movimento sotto i riflettori anche il rapper, Mouad Belghawat detto Lhaqed “il rancoroso”, attivista del movimento, che il 13 febbraio scorso si è visto negata la possibilità di presentare a Casablanca il suo nuovo album alla stampa. “Le autorità impediscono agli artisti impegnati di esprimersi”, ha dichiarato il rapper, uscito di prigione nel marzo 2013, dopo un anno di detenzione per “oltraggio”, a causa di una clip musicale dove erano presenti dei poliziotti marocchini.

All’interno del suo nuovo album, intitolato “Walou” (“niente”), Lhaqed ritorna sui recenti sviluppo politici nel Paese e afferma che “niente” è cambiato, secondo lui. “Per ciò che riguarda il potere, non c’è stato alcun cambiamento. C’è sempre una lobby che controlla tutto, non esiste una giustizia indipendente, né una stampa indipendente, c’è ancora molta corruzione” racconta. Secondo lui “il solo cambiamento consiste nel fatto che i cittadini oggi discutono di argomenti nuovi”.

Anche Hamza Mahfoud, giornalista che è stato uno dei coordinatori del 20-F a Casablanca, condivide l’idea che qualcosa, nonostante tutto, è evoluta all’interno della società.  ”Più importante”, il 20-F  “ha fatto conoscere alle persone la possibilità di scendere per strada e discutere liberamente delle proprie necessità”, dichiara  nel comunicato Mahfoud.

  Leggi il comunicato integrale

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